venerdì, 19 Aprile 2024
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Abbiamo fatto delle chiese un “catafalco”.


Spesso penso a questa espressione e cerco di immaginare come si celebravano le esequie e la S. Messa per i defunti prima del Concilio.
Gli anziani raccontano e si soffermano sulla differenza esistente tra i nobili e i poveri, sui drappi alla Chiesa, sulla possibilità di poter pagare o meno le luci o, peggio, sul poter entrare da una porta o dall’altra.
Poi si è cercato di fare di tutti una certa uguaglianza, ma rimane sempre quella diversità che viene sottolineata da alcuni aspetti.
Una chiesa “catafalco”, cioè, una chiesa che si è chiusa in se stessa, che esalta la persona, dimenticando che Dio è la fonte da cui nasce l’amore e non il contrario. In questo ci può aiutare un bellissimo testo di Andrea Brugnoli: “Parrocchie da incubo”.
Per cercare di essere ai cosiddetti “passi con i tempi” e per avere l’applauso della gente, abbiamo fatto della Chiesa una O.N.G. riprendendo di sicuro le piazze, ma poi?
Siamo convinti che sono lì perché c’è un annuncio o perché è solo un’occasione per poter gridare contro l’altro?
Spesso, in più occasioni, mi capita di fare delle interviste per la Caritas e, chissà perché , nel momento in cui si annuncia che la carità è, innanzitutto, un incontro con Cristo, essa viene sempre tagliata.
Si cerca l’evento eclatante o la battuta sul far della politica ecc…
Si alzano bandiere multicolori, si annulla una certa identità della struttura della Chiesa, della famiglia, per timore di non poter entrare nei cuori delle persone, non comprendendo, però, che in realtà siamo rimasti fuori, come un secchio pieno di pietre da tirare al momento opportuno.
E’ facile criticare la Chiesa, se hai perso la tua appartenenza ad essa.
Ci rifuggiamo dietro la tradizione, pensando di poter almeno riuscire a vivere una continuità con quel gruppo di nostalgici. Ho sempre ammirato quei sacerdoti anziani che hanno indossato la talare, sia in estate che in inverno e non nel tempo delle acclamazioni popolari.
La Chiesa in uscita è un continuo confronto e non una mescolanza con il tutto.
È normale che, poi, ci cerca “Halloween” al posto della festa di tutti i Santi.
Anche noi, magari, cerchiamo di sviare questo momento con una manifestazione contraria, ma che in realtà è solo un surrogato di quella fede che cerca di arrampicarsi sugli specchi per cercare di entrare dove prima era stata messa fuori. Sembra essere ritornati agli anni di Don Camillo e Peppone, alla gara tra Parrocchia e Comune.
Vediamo chi riesce ad ottenere o a fare di più. Poi si scopre che in realtà tanti scelgono solo la comodità dell’auto contemplazione.
Abbiamo lasciato una fede ai più semplici, ma in modo semplice per poter continuare a sentirci come padroni di una tradizione di fede.
Basta pensare soltanto a quali articoli religiosi sono più venduti.
Non c’è niente di male. Un libro come “Pregate, pregate” o altri libri aiutano di certo, ma perché quando si propone qualcosa di più impegnativo, come la catechesi biblica o la catechesi per adulti, seguendo un testo “tosto”, ci ritroviamo in pochi?
Perché in un confronto serio nasce una domanda e per evitare la domanda e, quindi, la risposta, lasciamo il “catafalco” che ci rende più comodi. Possiamo almeno dire: “Abbiamo gente in Chiesa in queste occasioni”.
Un mio prof. Cravotta S. D. B. durante una lezione ci diceva: ”Nelle parrocchie chi alla fine segue veramente, sono i movimenti o le associazioni ecclesiali”.
Ripeto ancora con forza:”Meglio una Chiesa vuota che riempita del nulla”. Meglio, cioè, una chiesa che cammina e che ha il coraggio di dire NO o di SI, senza il timore dei numeri, che avere quei numeri che il giorno dopo vivranno di auto giustificazione per tutto l’anno, lasciando al quotidiano solo un ricordo.
Siamo in cammino: Questo il bello della vita, questo rende ricca la Chiesa: Una continua sfida educativa che nasce dall’incontro con Cristo a cui, come mendicanti, chiediamo la Grazia di essere Chiesa.