sabato, 14 Giugno 2025
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Come ci si sposa oggi in Italia…


Matrimoni in Italia, una volta tanto non parliamo di numeri ma di tendenze. I numeri li conosciamo e – come più volte detto – sono tutt’altro che incoraggianti. Ormai da troppo tempo siamo costretti a mettere il “segno meno” rispetto all’anno precedente. Tanto per ricordare di cosa stiamo parlando, sappiamo che, nel 2024, i matrimoni sono stati 173mila, 11mila in meno rispetto al 2023. Tra quegli 11mila mancanti rispetto al 2023, quelli celebrati con rito religioso sono stati 9mila in meno, quelli con rito civile 2mila in meno. Nel 2023 i matrimoni sono stati 184mila, anche in questo caso in decrescita (2,6%) rispetto al 2022. Ma qui ci fermiamo. Dovremmo chiederci perché – come già fatto in tante altre occasioni – sta succedendo questo.
E dovremmo parlare di atteggiamenti psicologici in cui il peso di fattori come la fragilità, l’incertezza, la paura, la progressiva incapacità da parte dei giovani, ma anche dei meno giovani, di assumere decisioni a tempo indeterminato finiscono per determinare la scelta di rimandare o di non considerare il matrimonio come ipotesi preferenziale di vita. E, accanto agli stili di vita legati a doppio filo a un clima culturale che sembra strutturato con straordinaria abilità per non incoraggiare il “far famiglia”, dovremmo ricordare la precarietà delle politiche familiari, i costi assurdi delle abitazioni soprattutto nelle grandi città, la fatica di conciliare lavoro e vita familiare. Ma ne abbiamo parlato tante volte. Come abbiamo affrontato in tante altre occasioni la difficoltà di raccontare la bellezza e la verità del sacramento a giovani sempre più incerti di fronte alle dimensioni della fede. Questioni fondamentali ma che, una volta tanto, mettiamo tra parentesi per dare la preferenza ad altri aspetti.
Giusto quindi, come ha fatto Matrimonio.com, portale di riferimento del settore nuziale in Italia, concentrarsi non tanto sui matrimoni che “mancano” ma su quelli che, malgrado tutto, continuano ad essere celebrati. E così, tra i 173mila del 2024, è stato lanciato un sondaggio a cui hanno partecipato più di 9.700 coppie, abbastanza per capire chi sono, cosa pensano e in cosa sperano i ragazzi del “sì”. Diciamo “ragazzi” come incoraggiamento – oggi l’adolescenza è infinita – perché l’età media delle coppie è stata in realtà di 36 anni. Vuol dire che sette su dieci appartengono alla generazione dei millennial (69%), ovvero coloro che sono nati tra il 1981 e il 1996. Anche se, consultando il Rapporto sul settore nuziale 20215, si vede come continui a crescere in modo esponenziale il numero dei nativi digitali, la cosiddetta generazione Z o zoomer, nati tra il 1997 e il 2012, che raggiunge il 18%. Come si sono conosciute queste coppie? Nulla di tecnologicamente avanzato. Nell’era dei social sembra che i metodi tradizionali per trovare un partner siano ancora quelli più affidabili. Soltanto il 6 per cento tra coloro che si sono sposati nel 2024 si è conosciuto sulle app di incontri, come Tinder, Match o eHarmony. La maggior parte, circa il 33%, ha incrociato i propri destini tramite amici in comune, oppure in eventi come feste e concerti (13%).
E, quando il fidanzamento è diventato abbastanza solido da annunciarlo alle rispettive famiglie, come è avvenuta la comunicazione? Anche qui vincono le procedure di sempre: «Mamma, papà, vi devo dire che ho conosciuto un ragazzo…». Insomma, vince ancora il racconto di persona (58%), ma sono in crescita coloro che puntano su un messaggio Whatsapp (44%). Meglio cautelarsi rispetto ad eventuali reazioni sgradevoli dei genitori.
Tra gli altri dati curiosi diffusi da Matrimonio.com – che evidenziano comunque le tendenze del cambiamento e aiutano a tracciare un identikit delle coppie di oggi – vanno ricordati quelli relativi alle preferenze digitali (più di 1 coppia su 4 preferisce creare un sito di matrimonio su cui pubblicare i dettagli da condividere con gli invitati) e alle condizioni economiche di chi sceglie il grande passo. Si tratta di persone finanziariamente indipendenti (il 49% dei partecipanti al sondaggio ha pagato le nozze di tasca propria) e che convivono già molto prima di pronunciare il fatidico “sì, lo voglio” (l’80%). Dal rapporto emerge anche il costo medio di un matrimonio (23.781 euro). Dove fanno a finire questi soldi?
La maggior parte del budget è senza dubbio la location per il banchetto nuziale. Seguono l’abito da sposa e l’abito da sposo, il fotografo e il video. E poi ci sono altri servizi costosi, ma a cui non si rinuncia: il fotografo (89%), il fiorista (84%), le bomboniere (79%) e le fedi nuziali (75%). Ma come? Ci sono il 15 per cento degli sposi che si sposano senza fede? No, ma evidentemente fanno notare gli esperti, riciclano gli anelli dei genitori o dei nonni. Infine – e anche questa è una tendenza che va allargandosi – c’è il servizio di baby sitting (14 per cento dei matrimoni). Non solo per intrattenere i figli degli invitati, ma per accudire i propri. Tra quell’80 per cento che arriva al “sì” dopo una lunga o breve convivenza, oltre il 60 per cento è già genitore di uno o più bambini.
E quanto tempo serve per preparare un matrimonio? Per il 44% sono stati necessari 12-18 mesi. Per il 20% meno di sei mesi. Troppo? No, si pensa che il 20% delle coppie ha scelto un matrimonio a tema, ispirandosi a un film, a un libro, a una serie tv. Quindi un evento comunque complesso da organizzare. Qualcuno potrebbe storcere il naso e chiedersi, ma siamo a un matrimonio o una festa di carnevale? Sarebbero domande inutili. Perché stupirsi se il matrimonio continua, anche se in proporzioni sempre più esigue, a rappresentare un sogno romantico? Forse proprio la tendenza a razionalizzare tutto, a calcolare costi e benefici, è stata tra i motivi che hanno scoraggiato tanti giovani. Invece, per fortuna, l’amore non è un algoritmo. Qualche volta sarebbe il caso di non dimenticarlo.

www.avvenire.it Luciano Moia mercoledì 14 maggio 2025