Quando il pellicano parti per andare in cerca di cibo, un serpente, ben nascosto fra i rami, cominciò a
muoversi verso il nido. I piccoli dormivano, tranquilli.
Il serpente si avvicinò, e con un lampo malvagio negli occhi iniziò la strage.
Un morso velenoso a ciascuno, e i poveretti passarono immediatamente dal sonno alla morte.
Soddisfatto il serpente ritornò nel suo nascondiglio, per godersi il ritorno del pellicano. Infatti, di lì a poco, l’uccello ritornò.
Alla vista di quella strage incominciò a piangere, e il suo lamento era così disperato che tutti gli abitanti
della foresta lo ascoltavano commossi.
«Che senso ha ora la mia vita senza di voi? – diceva il povero padre guardando i suoi figli uccisi. – Voglio morire anch’io, come voi!» E col becco incominciò a lacerarsi il petto, proprio sopra il cuore.
Il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita, bagnando i piccoli uccisi dal serpente.
Ma, ad un tratto, il pellicano, ormai moribondo, trasalì.
Il suo sangue caldo aveva reso la vita ai suoi figlioli; il suo amore li aveva resuscitati. E allora, felice, diede
l’ultimo respiro e morì