mercoledì, 9 Ottobre 2024
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Omelia domenica 27 marzo 2022 (4^ domenica di Quaresima Anno c )


Oggi celebriamo la domenica del Perdono.
E’ un amore vero e concreto, un amore che perdona nella completezza piena, un amore che rigenera.
Il figliol prodigo che viene accolto dal Padre vive la gioia di rinascere perché la centralità della parabola è la parola “festa”.
Quando andiamo visitare una persona con cui abbiamo fatto pace, cosa facciamo se non pranzare insieme ed evitare di riprendere il discorso “vecchio” come si usa dire?
L’ amore di Dio non è un amore che si può paragonare a quello umano.
Volenti o nolenti portiamo sempre il ricordo o l’amarezza del distacco che è avvenuto. In Dio non c’è memoria del peccato.
La festa è questa accoglienza vera.
Ricordo sempre quello che ci insegnava il nostro prof. ora vescovo Antonio Staglianò:
”Se il figlio minore avesse chiesto di nuovo al padre:
” Dammi la parte che mi spetta e voglio ritornare a vivere la vita in modo dissoluto e lontano da te, il padre avrebbe ridato di nuovo l’eredità”.

È un amore di carità unica, la libertà di essere suoi.
Altra figura della parabola che percuote più personalmente noi che siamo cristiani adulti, è il fratello maggiore che vive sì una fede di appartenenza al Padre, ma lo fa nella formalità.
Nel momento cruciale in cui bisogna essere amati dall’amore, si chiude. Rifiuta il fratello. Anzi si potrebbe cogliere quella sottolineatura in cui forse anche lui voleva fare la vita che ha fatto il fratello.
Il Padre non lo condanna duramente, anzi comprende il suo disagio e lo invita alla festa e spiega il perché di questa festa.
“Tuo fratello era morto ed è tornato in vita”.
Il perdono è questa vita nuova che Dio ci offre.

Abbiamo bisogno della Grazia del Padre per vivere la vita nuova nella fede.
Ai fanciulli della prima Confessione spiego sempre la ”La necessità” di Dio.
Senza la necessità di Lui, rischiamo di chiuderci in noi stessi e, invece del Vangelo, annunciamo noi stessi.
Rischiamo l’errore più grave della missionarietà che si chiama “autoaffermazione”, il mettere al centro il nostro messaggio e non quello di Dio.
Per spiegare maggiormente questa parabola, mi viene in mente sempre la meditazione del Beato Giovanni Paolo I al suo Angelus del 10 settembre 1978:
” Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E’ papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma”.
Abbiamo bisogno di questo Amore per essere guariti, per ritornare alla vita.
Solo un Altro, solo la Grazia di Dio, può far rinascere l’uomo dalla cenere del peccato e far rifiorire alla primavere della vita.