venerdì, 19 Aprile 2024
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Omelia XXVI DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO b (26 settembre 2021)

XXVI^ DOMENICA DEL T.O. ANNO B 2021 (Prefestiva Santi Medici)
Spesso, il vangelo di oggi viene riportato di fronte ai gravi scandali che in particolare colpiscono i più piccoli e viene usato come codice della legge del taglione “Occhio per occhio, dente per dente”.
Questo brano mette tutti in seria riflessione: ”Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare…”
Quando frequentavo il catechismo per la prima Comunione, il mio parroco di allora mi ha insegnato il V° comandamento”Non uccidere” e ricordo ancora bene che mi diceva: ”Anche quando insegni all’altro a peccare, che sia bestemmia o altro.. , hai peccato contro il quinto comandamento, perché gli hai insegnato ad uccidere la sua anima”.
Certi insegnamenti, a ripeterli oggi, diremmo che appartengono al Medioevo. E sapete perché?
Perché abbiamo una visione molto comoda dell’al di là.
Lunedì, festa dei S.S. Medici, mediteremo sulla persecuzione del separare la fede dalla vita. Nella seconda lettura, san Giacomo offre una visione concreta del nostro essere cristiani in una Comunità fatta da uomini e non da un ideale:”Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente”.
Non sono le letterine dei funerali che fanno da esame di coscienza del defunto, ma il vissuto della sua fede.
“Il tempo copre e scopre tutte le cose”. (William Steiner)
Quel senso di appartenenza a Lui, quella visione dell’eternità avrà un giudizio per tutti noi. Non è un racconto favolistico.
Dio è sì misericordia ma anche giustizia.
Mentre il nostro tempo ha perduto la coscienza del peccato. Se ancora ne resta qualche segno, lo soffoca. L’uomo di oggi non vuole sentirsi peccatore, vuole piuttosto coonestare ogni azione con la tolleranza, con la licenza.” (Paolo VI)
Non credo in Dio perché ho paura. Non evito il peccato solo perchè è un male per me.
Credo in Dio perché vivo la mia libertà di appartenere a Lui ed amandolo voglio una comunione di fiducia con Lui. San Francesco Saverio scriveva:
”Non per la paura dell’inferno né per la speranza del paradiso ma per come mi hai amato, io ti amo”.
Il peccato è anche segno di cattiva testimonianza per l’altro non per il timore del pettegolezzo di ciò che gli altri diranno o penseranno di me, ma per il timore che l’altro possa poi sentirsi giustificato nell’allontanarsi dalla fede. Salmo:”Il timore del Signore è puro,rimane per sempre;i giudizi del Signore sono fedeli,sono tutti giusti”.
Questo timore, questo amore verso Dio, ci aiuta a capire il valore della penitenza, perché il passo del Vangelo”Tagliare il braccio o togliersi l’occhio ecc..” sono un invito alla penitenza del rifiuto del peccato.
Soprattutto non giustificare mai l’errore.
„Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità.“ — Papa Giovanni XXIII, Pacem in Terris
L’errante ha bisogno della misericordia di Dio e finché porremo lo sguardo alla sua bontà e misericordia, potremo sempre ricominciare, ma se ci lasciamo soddisfare dal piacere del peccato, vivremo sempre lontani da Dio, nell’infelicità assoluta, perché nessun amor umano e nessun bene di questo mondo, potrà penetrare dentro di noi ed offrici quel senso di gusto di ricerca dell’Infinito che in Dio Padre si è fatto persona e concretizza l’amore del Figlio.