venerdì, 19 Aprile 2024
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CHIAMATI AL NUOVO, PARTENDO DAL PASSATO


Molte volte ci capita di vivere l’esperienza riportata dal detto: ”Impara l’arte e mettila da parte”.
Te la ritrovi di fronte come occasione di confronto con la tua realtà e, nello stesso tempo, come spinta educativa a vivere e a porsi con il senso giusto su come fare e come vivere una determinata situazione.
Anni fa feci la breve esperienza della visita in alcuni luoghi di Macerata, colpite dal terremoto tre anni fa.
In occasioni come quella che stiamo vivendo ora, fai memoria di alcuni incontri.
Ne riporto tre in particolare, una serie di esperienze di incontri che mi aiutano a come pormi di fronte al dramma del coronavirus e a tutto ciò che esso comporta.
Il primo fu l’incontro con una vecchietta che si trovava in un container.
Il suo dolore non era solo per la casa che non aveva più, ma per la chiesa della sua parrocchia e per il non poter andare alla S. Messa. Ma non solo la liturgia, tutto ciò che girava attorno alla parrocchia.
Il secondo riguarda quanto mi raccontarono alcuni operatori della Caritas i quali, con realismo, misero fuori alcuni aspetti che di solito non si riportano. Mi hanno raccontato che, nel dopo terremoto, ci fu un accaparramento nel voler ricevere a tutti i costi quella bici, quel giocattolo ecc. non perché effettivamente serviva , ma perché lo aveva ricevuto il suo vicino.
Questa è una storia molto vecchia.
In tanti sappiamo come nel momento del dolore esce fuori il tuo vero essere.
Guareschi direbbe:”Quando c’è un alluvione più che preoccuparsi del danno che hai ricevuto, guardi il danno che ha ricevuto l’altro e se il tuo è minore ti senti più sollevato”.
Un altro aspetto è stato quello di proporre un cammino unitario tra le comunità. Gli operatori riportavano quanto fosse difficile superare determinate barriere fatte di pregiudizi. E in questi momenti, uscivano fuori tanti rancori. C’è un momento del dramma, in cui l’uomo si pone di fronte ad una scelta di pura solidarietà oppure il distacco diventa sempre più incolmabile. È un’occasione e riprendendo le parole del Comastri:” La prova di questa epidemia, è un avvertimento, è qualcosa che Dio usa per farci riflettere, per spingerci nella strada del bene. Non perdiamo occasione”.
In questi giorni mi ha amareggiato ascoltare una testimonianza che riportava questa frase: ”Purtroppo notiamo come ci siano poveri di serie A e di serie B”.
In quei pochi giorni, andando in giro, a Visso precisamente, chiesi di poter fare delle foto. Un operatore che ci faceva da guida mi disse: ”Falle e pubblica il dramma che stiamo vivendo, perché, purtroppo, c’è stata una dimenticanza”.
Per usare un’ immagine:”Fare la solidarietà ad imbuto, tanto e subito e poi???”
Feci una foto che mi ha colpito: L’immagine sul muro di una casa. Era un bassorilievo in ceramica della Madonna.
Nei tempi passati, ogni volta che si costruiva una nuova casa, si metteva sempre l’immagine della Madonna o di un Santo a cui si era devoti. Il muro era crollato, ma la Madonna era lì, intatta. Pensai alla virtù della speranza che ci fa vivere il domani con la certezza dell’oggi e nella tradizione del passato ri-cordiamo, ri-portiamo al cuore, quella memoria della Sua Provvidenza.
Come riportano sempre i passi dell’Antico Testamento: ”Ricordati Israele….”
Dio non lascia l’uomo in balia delle onde, siano terremoto, pandemia o guerre. Uno sguardo materno ci sorregge, ci guida ed ama nell’essere lì. Ogni volta che alzi lo sguardo e vivi la mendicanza di chiedere e di invocare quella mancanza che ora avrai nel cuore, siamo certi di essere amati anche nel giorno che verrà. Don Roberto Celia