venerdì, 13 Dicembre 2024
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Il Vaticano. In casa o in luogo sacro: perché le ceneri dei defunti non vanno disperse

Il Dicastero della dottrina della fede ha diffuso una nota sulla conservazione delle ceneri, rispondendo a due quesiti presentati dal cardinale Matteo Zuppi
Nessuna dispersione delle ceneri, ma conservazione, preferibilmente, presso un luogo sacro. È una delle risposte che il Dicastero della dottrina della fede ha dato in una nota dopo la presentazione nell’ottobre scorso di una lettera di chiarimento da parte dell’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi.
Due quesiti che nascono dalla constatazione dell’aumento del ricorso alla cremazione dei defunti soprattutto nelle grandi città. Un aumento dettato spesso anche da motivazioni economiche (i costi complessivi potrebbero essere più bassi rispetto all’inumazione del defunto), ma anche dal crescente desiderio dei parenti di disperdere le ceneri del proprio caro in luoghi per lui significativi, a volte su espressa richiesta del defunto stesso.
La nota ribadisce con chiarezza quanto previsto al numero 5 dell’Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”, che le ceneri vanno conservate in apposite urne e in un luogo sacro (il cimitero, per intenderci), o in un’area “appositamente dedicata allo scopo, a condizione che sia stata adibita a ciò dall’autorità ecclesiastica”. In realtà la legge civile italiana consente la conservazione delle ceneri anche presso la propria abitazione o in un luogo debitamente segnalato. La Chiesa spiega, invece, che la “conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione dei parenti”.
Il quesito del cardinale Zuppi aggiungeva la richiesta di chiarificazioni sulla possibilità eventuale di “conservazione cumulativa commista delle ceneri”, conservandone comunque i dati anagrafici dei defunti stessi. Uno scenario che potrebbe verificarsi allo scadere delle licenze cimiteriali per la conservazione delle ceneri e l’eventuale assenza di parenti che ne chiedano al conservazione. In questo caso la nota firmata dal prefetto del Dicastero della dottrina della fede, il cardinale Victor Manuel Fernandez, precisa che “è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperderne la memoria nominale”. Al di là dell’indicazione canonica restano comunque le leggi dello Stato, che in Italia, ad esempio, vieta la possibilità di unire le ceneri di diversi defunti ipotizzando il reato di vilipendio di cadavere (che è esteso anche alle ceneri stesse). Insomma il Dicastero ha voluto offrire “un punto di vista teologico” alla questione.
Il secondo quesito posto dall’arcivescovo di Bologna riguardava la possibilità per la famiglia di trattenere in un luogo significativo una parte delle ceneri del proprio defunto. Su questo punto la nota (approvata da papa Francesco lo scorso 9 dicembre), ribadendo la conservazione delle ceneri in un luogo sacro, sottolinea che “l’autorità ecclesiastica, nel rispetto delle vigenti norme civili, può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto”. Anche in questo caso occorre verificare le leggi dello Stato consentono questo atto.
Enrico Lenzi martedì 12 dicembre 2023
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