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Intervista al direttore caritas (art. gazzetta del Sud)

Nel 2020 i costi dell’attività diocesana sono raddoppiati arrivando a 400mila euro
Il dramma dietro ai numeri della Caritas
Sono aumentate le donazioni ma sono invece diminuiti del 40% i volontari
Alessandro Tarantino (gazzetta del sud) venerdi 18 dicembre 2020

In attesa che l’agognato vaccino per la Covid-19 inizi ad essere distribuito e quindi determini l’i n izio della fine della pandemia, gli effetti economici dell’emergenza sanitaria che da nove mesi attanaglia anche la Calabria sono già ben visibili. Una delle cartine tornasole atte a misurare tali effetti è certamente la Caritas che attraverso la sua attività di sostegno agli individui in stato di indigenza o comunque di difficoltà economica osserva da vicino fenomeni sociali utili a comprendere il quadro della situazione reale.
Per l’area della diocesi Catanzaro-Squillace, in attesa che i dati numerici siano elaborati, l’analisi deriva dall’osservazione diretta. Un primo riflesso indicativo è fornito dall’incidenza e dalla composizione demografica dei cosiddetti “nuovi poveri”. Il dato nazionale relativo al periodo maggio-settembre riferisce di un corposo incremento di persone che si rivolgono
alla Caritas: pre-pandemia questi rappresentavano il 31% del totale
di assistiti, ora sono il 45%. Un valore influenzato dall’esigenza di
parecchi commercianti e piccoli imprenditori indotti a richiedere
sostegno economico. Ma anche dalla riduzione degli assistiti “di ritorno” dovuta all’incidenza delle misure governative come il Reddito e la Pensione di Cittadinanza o i Reddito di Emergenza. un’o s s e r vazione confortata dai dati diffusi d Bankitalia un mese fa: per il Reddito di Emergenza, in Calabria sono state presentate domande da 33.500 famiglie (20.000 accolte,
2,5% del totale delle famiglie residenti in regione), mentre per il
Reddito di Cittadinanza le erogazioni sono state 92.500 (11,5%).
Questi numeri spiegano quello che don Roberto Celia, coordinatore della Caritas della diocesi Catanzaro-Squillace, ha osservato: «I due
lockdown hanno cambiato le abitudini delle persone, così a pagarne
le spese sono soprattutto i negozi di prossimità, i bar e tutte quelle attività che vivono con una clientela fissa. Questo ci ha portato a dover
intervenire con aiuti economici diretti ai commercianti, sia per sostenere loro e le loro famiglie che per aiutare i loro dipendenti e collaboratori».
Per dare una misura di quanto sia aumentata l’incidenza dell’attività della Caritas diocesana, un dato è emblematico: i costi sostenuti dalla sezione Catanzaro-Squillace sono di oltre 400mila euro per il
2020, a fronte dei circa 200mila sostenuti nel 2019. Tra i costi sono incluse le spese per l’acquisto di mascherine e sanificatori per mani e superfici. All’incremento dell’attività e dei costi ad essa connessi della Caritas diocesana è corrisposto un crollo della presenza di volontari, circa il 40% in meno, nelle Caritas parrocchiali. A motivarlo la composizione demografica del corpo volontari principalmente formato da over 60. Scarsa, invece,
la partecipazione dei giovani all’attività di volontariato.
Quanto alle donazioni ricevute, la Caritas diocesana ha registrato
un sensibile incremento di donazioni alimentari, pervenute soprattutto da ristoranti costretti a chiudere per le misure di contenimento disposte dal Governo. Alcune di esse sono state anche singolari, come le migliaia uova di cioccolata rimaste invendute durante la Pasqua.

Le parole del responsabile
Don Roberto Celia:
la “rete” ha funzionato «Siamo arrivati preparati già al primo lockdown: la Caritas ha un fondo specifico per le emergenze e
fortunatamente siamo stati pronti ad attivarlo. Per questo siamo riusciti a rispondere alle esigenze i maniera diffusa». Don Roberto Celia ripercorre le tappe degli ultimi nove mesi di attività della Caritas diocesana vissuti accanto ai “nuovi” e ai “vecchi ”poveri del distretto Catanzaro-Squillace e lo fa ricostruendo cioè che l’ha caratterizzata: «Sono certamente aumentate le richieste di aiuto alimentare.
Siamo riusciti a rispondere alle esigenze dei richiedenti anche
grazie alle collaborazioni con associazioni come il Banco Alimentare e come la Fondazione Banco di Napoli o anche piccole imprese
che hanno contribuito in maniera significativa. Sono stati importanti anche i buoni spesa distribuiti sul territorio grazie alla misura del
Governo. E ha funzionato anche la rete dei Comuni e dalla Protezione
Civile nel sostegno alle persone impossibilitate a fare la spesa o a
recarsi ad acquistare i farmaci».
La chiusura imposta alle parrocchie, per, ha avuto riflessi anche sull’assistenza: «Le Caritas parrocchiali purtroppo non hanno
potuto operare nella prima fase della pandemia, limitando così la
risposta sul territorio».
La pandemia e la conseguente crisi economica hanno determinato l’incremento dei nuovi poveri, che diversamente dal passato
sono spesso commercianti e piccoli imprenditori: «È un segnale
molto forte quello dato da questo cambiamento: chi è abituato a lavorare ha difficoltà personali a chiedere un aiuto economico o alimentare, ma le ristrettezze sono state così significative da indurre tanti a superare la ritrosia. E questo è avvenuto nonostante gli aiuti del Governo non siano certamente ininfluenti».
Dal passato al futuro prossimo, don Roberto spera nel vaccino: «La
situazione complessiva che quotidianamente ci troviamo davanti è
preoccupante, il rischio è che non ci sia alcuna ripresa. Mi auguro
che l’avvio della campagna di vaccinazione ci porti fuori da questa
situazione e che si possa andare verso un “rimbalzo ” dell’economia».