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OMELIA 2 NOVEMBRE 2019


In un giorno come questo, non dobbiamo limitarci a riflettere solo sui nostri cari defunti o limitarsi al ricordo di ciò che essi sono stati ma, come avviene ogni volta che celebriamo il rito dell’esequie, siamo chiamati a riflettere sul dono della resurrezione.
Occorre partire da questo e vivere così la domanda iniziale della nostra vita:”Dove andiamo?”.
La vita è un cammino verso l’incontro finale con Cristo.
Nella morte noi, a noi stessi, nell’intimità del nostro cuore, riconosciamo che c’è un limite che non ferma la nostra corsa, ma che, invece, apre ad un incontro, ad un giudizio di Dio. Non dobbiamo dimenticarlo.
“Nel momento del giudizio la cortina viene tirata da lato: tutto ciò che era nascosto si svela ora in una trasparenza perfetta, in una visibilità ultima e definitiva”. (Adrienne von Speyr)
Il Dio della Misericordia ci amerà per come abbiamo vissuto la nostra vocazione, per come abbiamo saputo donare un incontro costante con il prossimo.
Perché vivere la fede?
Per amore di incontrare il Salvatore.
Questo amore spinge a rendere concreta ogni nostra azione, la preghiera di appartenere eternamente a Lui.
Nella resurrezione riconosciamo il nostro vero destino, cioè, la vera vocazione a cui siamo chiamati. Bisogna fare il bene non tanto perché è etico farlo, ma perché il seme della fede che Dio ha posto nel nostro cuore, possa germogliare.
“Non esiste un altro punto di partenza per l’imitazione di Cristo fuori della risurrezione”. (Hans Urs von Balthasar)
La Pasqua vera della nostra vita, non è il giorno dell’anno in cui ci limitiamo solo a festeggiare la “cunfrunta o altro”. La vera Pasqua della nostra vita è non perdere la speranza che in Lui la vita ha sempre un senso, anche quando è finita in questo mondo.
“Se avessimo la fede, vedremmo il buon Dio in ogni cosa”. (Bernadette di Lourdes)
Tutta la nostra vita deve essere sempre protesa verso il buon Dio che ci accompagna in questo cammino anche e soprattutto quando il dubbio ci assale di fronte alla scomparsa di un nostro caro familiare.
Il dono della Spirito santo si concretizza nelle tre virtù teologali :”Fede, speranza e carità”. Diceva bene a riguardo il teologo Hans Urs von Balthasar:“ La fede, l’amore e la speranza camminano nella notte: esse credono l’incredibile, amano ciò che si sottrae e li abbandona, sperano contro ogni speranza”.
Offriamo a Dio la nostra vita perché tutto possa essere un dono per chi verrà!
Siamo seme che offre il dono del frutto!
Siamo un dono che si condivide con la vita dei nostri figli!