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OMELIA CRESIMA 27 NOVEMBRE 2021


Quando mi è stato conferito il permesso di poter celebrare il sacramento della Cresima, ho pensato:”Come spiegare, anzi come poter fare amare, il dono del sacramento della Cresima in soli pochi minuti di omelia?”.
La prima cosa che ho pensato è stata:”La Cresima è il dono del sacramento della testimonianza”.
È , innanzitutto, un dono perché riceviamo la Grazia dello Spirito Santo.
Papa Francesco, nella catechesi sul sacramento della Cresima del 23 maggio 2018, così riportava in un passaggio:” Si chiama “Confermazione” perché conferma il Battesimo e ne rafforza la grazia, come anche “Cresima”, dal fatto che riceviamo lo Spirito mediante l’unzione con il “crisma”, termine che rimanda a “Cristo” l’Unto di Spirito Santo”.
Questa Grazia ci scuote dentro e ci fa diventare sempre più testimoni della fede che abbiamo ricevuto già nel Battesimo ed ora, da adulti, scegliamo di essere tali, cioè, figli di Dio che vivono un cammino.
Questo cammino di fede ha bisogno del sacramento, cioè, di questo incontro con Cristo.Senza saremo smarriti in mille scelte. Avremmo solo confusione che porta l’uomo a vagare a tentoni e ad afferrarsi solo a ciò che considera sicuro, ma che poi altro non è che l’effimero del mondo. Il Papa, nella sua catechesi, riporta un paragone che ci aiuterà a comprendere il secondo passaggio, quello di essere “testimoni”.
Riporta il paragone del sale:”Ai suoi discepoli Gesù ha affidato una missione grande: «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo» (cfr Mt 5,13-16). Queste sono immagini che fanno pensare al nostro comportamento, perché sia la carenza sia l’eccesso di sale rendono disgustoso il cibo, così come la mancanza o l’eccesso di luce impediscono di vedere. Chi può davvero renderci sale che dà sapore e preserva dalla corruzione e luce che rischiara il mondo, è soltanto lo Spirito di Cristo!”
Solo riconoscendo in Cristo la nostra salvezza, quella fonte che ci disseta nel cammino, quella luce che ci guida e quel sale che dà un senso al nostro istante, viviamo l’altro passo dopo passo come cammino e non aggiungeremo dei momenti alla nostra vita.
La vita è fatta di giorni che non significano niente e di momenti che significano tutto”.(cit.)
Oggi noi iniziamo una memoria unica nel cammino della nostra fede, la memoria del dono dello Spirito Santo. Al momento del rito, si dirà questa frase:
”Ricevi lo Spirito Santo che ti è stato dato in dono”: è il grande dono di Dio, lo Spirito Santo. E tutti noi abbiamo lo Spirito dentro. Lo Spirito è nel nostro cuore, nella nostra anima. E lo Spirito ci guida nella vita perché noi diventiamo sale giusto e luce giusta agli uomini”. (Papa Francesco)
La nostra vita deve diventare sempre una ricerca ed un senso al perché delle cose e
dove attingere questa grazia, perché solo il dono di un Altro può aiutarci in questo.
Viviamo un’età, quella della giovinezza in cui siamo presi dai dubbi e non è un male.
“La fede è la forza della vita. Se l’uomo vive, significa che in qualcosa crede. Se non credesse che bisogna vivere per qualche cosa, egli non vivrebbe. Se non vede e non capisce l’illusorietà del finito, egli crede in questo finito; se capisce l’illusorietà del finito, egli deve credere nell’infinito. Senza la fede non si può vivere”.(Lev Tolstoj)
Da questo passaggio noi riscopriamo che il davanti è un dono in cui ci poniamo come occasione di un incontro.
Questa occasione di essere noi stessi.
Il destino, la vocazione che Dio ci offre per noi, è questo istante che si ripete perché possiamo vivere la nostra scelta di essere Suoi.
Anni fa, mi ricordo un’altra omelia riguardo proprio alla vocazionee mi veniva in mente un commento sull’opera di Beethoven la sinfonia n°5.Lo stesso artista diceva a riguardo:”Nell’anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze entrambe ugualmente grandi, ugualmente semplici, desunte dallo stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione”.
Siamo sempre alla ricerca di un valore che dia un senso alle cose.
Chi è per noi questo valore per cui vale la pena vivere? Chi è costui che smuove in me quel fare del cuore che pone in avanti ciò che sono?
“Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. E’ lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”. (Benedetto XVI)
Carissimi giovani, ricordate che la moda culturale che oggi il mondo vi propone come certezza di un futuro, non è la moda di un vestito che potrai sempre cambiare.Se scegli l’effimero che ti offre il mondo, abbandonando la certezza che Cristo è la meta del nostro destino solo perché consideri arduo questo cammino, solo perché ti è posto davanti a te come un utopia, cosa ti rimarrà?
Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile “.(San Francesco d’Assisi)