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omelia domenica 10 novembre 2019

XXXII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario – ANNO C
La pagina del vangelo di oggi ci rimanda a tutto ciò su cui abbiamo meditato nell’ultima settima di ottobre e i primi giorni di novembre.
La domanda fondamentale che ogni uomo si pone di fronte alla morte è:”Dove andiamo?”
Che senso ha la vita se poi finisce?
Noi crediamo, innanzitutto, alla resurrezione, crediamo a ciò che è fondamentale per la fede: Che noi viviamo con Gesù, sempre, in eterno.
La morte non è la conclusione della vita, ma il ponte che ci conduce all’incontro con Gesù e che ci porterà ad un giudizio in base al quale vivremo la ricompensa o meno per ciò che abbiamo vissuto in questa terra.
Abbiamo fatto come i Maccabei della prima lettura:«Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
Vivere la fede sempre e non solo per la festa sia anche quella della Prima Comunione….
Che poi ci sia un seguito nella realtà!
Non siamo cristiani a tempo, ma diamo al tempo il senso della fede. Vediamo, cioè, con gli occhi di Dio, la vita che abbiamo di fronte.
Come abbiamo pregato nel salmo:
” Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno”.

Credere nella resurrezione significa affermare, soprattutto, che Gesù è il Figlio di Dio e non una persona comune.
Ecco perché viviamo la fede con maggiore impegno, altrimenti ci limiteremo soltanto ad alcune occasioni.
È difficile credere a ciò che non vediamo, ma se crediamo nell’amore degli altri, facciamo ugualmente le cose. Se le facessimo solo quando le vediamo o quando vengono dimostrate, allora non c’è fede.
Mi ha sempre colpito un passaggio del card. Martini che spesso ho riportato nella catechesi di Pasqua con parole simili:”Se Gesù dopo la resurrezione fosse apparso alla folla e non solo alla Maddalena e poi agli apostoli, se Gesù fosse sceso dalla croce al momento della passione, la gente avrebbe creduto non per fede ma per una certezza di fatto. Allora dov’è la libertà di aderire o meno?”
Se devo credere solo quando vedo, allora non è fede e, poi, come dicevo agli adulti il 2 novembre, il ricordo che porta alla memoria parte dal cuore. Se non batte dentro per la commozione per l’altro, inutile farsi tatuaggi o aggrapparsi ad altro per ricordare. Lo fai solo perché non sei sicuro se veramente l’hai amato.
“Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”..(Isabel Allende)
Di Gesù, però, non facciamo un ricordo!
Cerchiamo di sforzarci a farne una memoria, cioè, a un vivere costante con Lui.
Per spiegarvelo meglio racconto questa storia che ritengo sia una delle più belle che io abbia letto.
STORIA DELLA SEDIA VUOTA ACCANTO AL LETTO(vedi news precedente)