XXIV^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A
Il vangelo di questa domenica che si collega a quello di domenica scorsa in cui abbiamo riflettuto sul senso di appartenenza ad una comunità, ci invita e ci propone il dono di come vivere la comunità.
“In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.
Il perdono è la base su cui costruire una comunità.
Gesù con la parabola che abbiamo ascoltato, ci offre una provocazione molto forte e ci rende reale un aspetto che noi diamo per scontato.
Innanzitutto, prima di perdonare, dobbiamo prendere consapevolezza che siamo stati perdonati.
Siamo come il primo debitore:” Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito”.
Ascoltiamo con attenzione:”Gli condonò il debito”.
Non gli ha detto: “Non ti preoccupare. Mi pagherai quando potrai”.
Il Curato d’Ars diceva:”Dio non ha memoria del peccato”.
Noi dovremmo essere imitatori di questo Padrone buono.
Lo ripetiamo sempre nella preghiera del Pater:”Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
C’è un invito a scoprire la bellezza dell’amore fraterno, un amore che fa da collante all’essere comunità.
Come già vi dicevo domenica scorsa, il senso di appartenenza non nasce con noi, ma dobbiamo costruirlo.
Amiamo solo se scopriamo di essere amati, altrimenti diventeremo come il servo che, una volta perdonato, richiede tanto dal suo fratello: ” Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito”.
Per comprendere il valore del perdono, dobbiamo, innanzitutto, capire una cosa importante, direi necessaria: Cambiare mentalità a riguardo.
Spesso si ripete :”Non riesco a perdonare, perché non riesco a dimenticare”.
Perdonare non è dimenticare.
Il perdono è riconciliazione. Perdonare significa ricominciare.
Come racconta la parabola del Padre misericordioso, il Padre che riveste il figliol prodigo ridà la dignità all’uomo che è stato lontano ma che poi è ritornato.
Benedetto XVI^ per spiegare il perdono, ripeteva una cosa che mi ha sempre fatto riflettere.
Il Pontefice ribadiva parole simili:”La difficoltà del perdonare non sta soltanto in chi perdona ma anche in chi accoglie il perdono perché, una volta perdonato, devi cambiare”.
Solo il dono della grazia dello Spirito Santo ci aiuterà a perdonare.
San Francesco di Sales insegnava: ”Se una persona mi cavasse per odio l’occhio sinistro, sento che lo guarderei benevolmente con l’occhio destro. Se mi cavasse anche questo, mi resterebbe il cuore per volerle bene”.
Quando siamo chiusi in noi stessi, quando non abbiamo il coraggio di perdonare o, peggio, neanche il desiderio di farlo e desideriamo il male dell’altro, come conclude il vangelo, ricordiamo che Dio è misericordia ma anche giustizia: ” Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto”.
Non dimentichiamo che Gesù, in tutto questo, fa la proposta, ci provoca e ci offre la sua compagnia.
A noi la libertà di vivere una comunità nella comunione dell’amore del Padre.