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omelia domenica 20 ottobre 2019

XXIX^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C
Come si intuisce anche da una lettura veloce, il vangelo di questa domenica ci invita a riscoprire la preghiera come valore.
Cos’è, innanzitutto, un valore?
Valore è dare un senso a tutto quello che dico o che faccio nella mia vita.
La preghiera è un valore perché con essa mi rapporto con Dio ed in questo rapporto riscopro la mia vocazione.
Come riprenderemo il 1 e il 2 novembre, riscoprire il senso della vita ci porta, soprattutto, a riscoprire che la vita è un cammino verso Dio.
In questo cammino che è la mia vocazione, vivo la preghiera, la ricerca del senso affinché, soprattutto, non mi senta mai abbandonato.
Come abbiamo ascoltato dal vangelo:” Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?”
Non devo intendere questo passaggio come una “vendetta di Dio verso gli oppressori”, ma riscoprire, soprattutto, che Dio è ascolto del cuore dell’uomo.
“ La preghiera non cambia Dio, ma cambia colui che prega”. (Søren Kierkegaard
Quando rifletto sulla preghiera, mi vengono in mente sempre due cose. La prima è un passo della lettera di Giacomo:”Chiedete e non ottenete perché chiedete male”.
Diceva bene Ivan Turgenev riportando questa provocazione:”Per qualunque cosa uno preghi, prega sempre per un miracolo. Ogni preghiera si riduce a questa: “Buon Dio, concedimi che due più due non faccia quattro”.
La seconda è uno scritto di David Maria Turoldo:” Non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo”. (vedi testo integrale nelle news precedenti)
La bellezza della preghiera, la sua costanza, è un invito a non disperare della Sua presenza.
Il salmo 120 ci aiuta ad assaporare la bellezza e la certezza della Sua Presenza:
” Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra”.

La preghiera non è il segno del nostro limite, di ciò che noi possiamo o non possiamo fare, ma un incontro con l’Amato.
Se c’è questo desiderio, allora viviamo un cammino proteso sempre verso Colui che ci ama!
Volgiamo e desideriamo questo incontro!
Oggi, in modo particolare, preghiamo per tutti i missionari, perché possano vivere quella comunione di carità che ci unisce, quella comunione che ci rafforza. Noi offriamo a loro la nostra preghiera con quella stessa passione per il vangelo, una passione che ci unisce e che ci aiuta a riscoprirci come Comunità.
Penso sia importante un’ultima cosa.
La preghiera non è un pensierino o un sentimento del cuore, un ridurre tutto al solo momento, direi un istinto. Ci può aiutare a riscoprire il valore della preghiera, la storia del santo Curato D’Ars che spesso riportiamo nelle omelie: Un modello unico.
Il Santo Curato d’Ars incontrava spesso, in Chiesa, un semplice contadino della sua Parrocchia.
Inginocchiato davanti al Tabernacolo, il brav’uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra.
Un giorno, il Parroco gli chiese:
“Cosa fai qui così a lungo?”.
“Semplicissimo. Egli guarda me ed io guardo Lui”.