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omelia domenica 20 settembre 2020

XXV^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A
Nel vangelo della misericordia, così potremo chiamare questa pagina.
Gesù invita ogni uomo ed offre e propone la salvezza a tutti.
Mi colpisce il dettaglio: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”.
Nessuno ci ha invitati a lavorare. Nessuno ci ha invitati alla salvezza.
Spesso diamo per scontato tante cose.
Il pregiudizio offusca le nostre scelte.
Gesù va oltre a tutto ciò ed offre a tutti la salvezza, anche all’ultimo della giornata.
Mi viene in mente il passaggio dell’angelus del 24 marzo 2019 di Papa Francesco quando, riguardo alla conversione, riportava una forte provocazione con parole simili:” La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre. Noi possiamo pensare in questa Quaresima: cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore, per convertirmi, per “tagliare” quelle cose che non vanno? “No, no, io aspetterò la prossima Quaresima”. Ma sarai vivo la prossima Quaresima? Pensiamo oggi, ognuno di noi: cosa devo fare davanti a questa misericordia di Dio che mi chiama “.
Prima avviene la conversione meglio è perchè godiamo di più dell’incontro con Cristo.
Una provocazione più forte dell’attrice Ingrid Bergman riportava:”Il tempo è stato sempre preso a prestito”.
Attendere non fa parte del cammino della fede.
La misericordia è un’offerta che si dà all’uomo ma che non si può sostituire alla tua scelta.
Come abbiamo meditato l’ultima domenica di agosto, Gesù dice: ”Se uno vuole, prenda la sua croce e mi segua”.
Se uno vuole, può mettere in gioco la propria libertà e dare un senso al proprio cammino.
Via spirituale e vita sicura non stanno insieme. Per salvarsi, bisogna rischiare”. (Ignazio Silone)
Rischiare significa alzarsi e confidare in Colui che ti chiama e che offrirà quella ricompensa al tuo lavoro.
Come hanno fatto i lavoratori del vangelo, anche gli ultimi, potevano dire:
”Ormai la giornata è finita, vale la pena andare a lavorare? Possiamo farlo domani e guadagnare di più se lavoriamo fin dal mattino”.
Hanno avuto fiducia in chi li chiama.
Dio ci offre un capovolgimento della cose.
Ricordo sempre l’espressione riportata da San Giuseppe Cottolengo: ”Dobbiamo essere come i cavoli del Bra che per farli diventare più grandi, ad un certo punto vengono tolti dalla terra e trapiantati da una’altra parte”.
È un rischio, ma è fede riconoscere nell’esperienza dell’agricoltore che Lui conosce il tempo e il luogo dove il cavolo può crescere ancora di più.
Rimettersi continuamente in gioco.
Avere quella misericordia di offrire ad ognuno la nostra testimonianza di fede. Mai essere come i lavoratori del mattino che hanno invidia degli ultimi perché pagati allo stesso modo.
Quando avviene una bella cosa, io ripeto sempre questa frase:”Io sono felice CON te”.
Come abbiamo meditato domenica scorsa, bisogna vivere la gioia di appartenere ad una comunità, la gioia di avere questo sguardo comune.
Nei matrimoni spesso riportiamo questo paragone: “La colomba non vede solo in una direzione, davanti a se’. La sposa vede solo il suo sposo, non vede altro. Questo deve essere il nostro amore per Gesù! Deve avere occhi di colomba”.