martedì, 14 Maggio 2024
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omelia domenica 9 ottobre 2022 (XXVIII domenica del tempo ordinario Anno c)


Iniziamo questo nuovo anno pastorale.
Questo invito viene rivolto alla nostra Comunità e, in particolare, a chi collabora, anzi, direi a chi “costruisce” insieme un cammino di fede.
Non siamo assistenti sociali, volontari ecc…
Siamo protagonisti ed educatori di un cammino di fede.
Quell’ essere protagonista e non protagonismo, nasce, innanzitutto, dalla riconoscenza del dono della Grazia che Dio ci ha offerto e che noi abbiamo riconosciuto e che viviamo una fede che si confronta sempre più con il reale. Come abbiamo meditato nella festa dei santi Medici, questo dramma odierno separa sempre più la fede dalla realtà come spesso capita con i genitori e con i giovani cresimandi i quali pensano che il sacramento sia “Una cosa da fare” e non la tappa di un cammino che rafforza la nostra fede.
Lo abbiamo ascoltato dal vangelo:”Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». Egli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Diremmo che Gesù non torna indietro “per ripicca”. Ai nove lebbrosi guariti li farà ritornare di nuovo lebbrosi perché sono stati ingrati.
In questo samaritano, invece, riconosce la fede.
E come se dicessi:”Per ripicca non ti faccio fare la Cresima o la Prima Comunione”. Se riconosci il sacramento come tale, è un bene per te.
Abbiamo pregato nel salmo:”Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia”.
Il cammino pastorale è questo cammino a riconoscere “la Sua salvezza”, a riconoscere questa Presenza nel cammino dei nostri giorni, a riconoscere un Dio che è la tua realtà e non una parte di essa che esce fuori più per la tradizione culturale che per la tradizione della fede trasmessa dai nostri genitori.
Dobbiamo confrontarci e rischiare sempre, perché il cammino educativo è quel rischio di mettersi in gioco.
L’altro che Dio ci pone di fronte, che sia il fanciullo della Prima Confessione o Comunione o chi deve sposarsi ecc… è una “perla preziosa” come lo siamo noi,un tassello della Comunità che arricchisce di bellezza la nostra città.
“Se la perla s’imbratta di fango non è per questo meno preziosa”.(Sahadi)
Il cammino catechetico aiuta a ripulire perché la prima educazione è la famiglia. Non possiamo sostituirci ad essa. Nella famiglia il ragazzo o la fanciulla vive quel vero confronto con se stesso e con gli altri.
“L’amore comincia a casa: Prima viene la famiglia, poi il tuo paese o la tua città”. (Santa Madre Teresa)
Se manca questa gratitudine alla famiglia stessa, come potremmo noi offrire e cosa offriremmo per compensare un vuoto?
Non si vuole delegare, ma costruire insieme.
La nostra vocazione di educatori nella fede ci interpella ad offrire sempre, anche nelle difficoltà, ciò che noi abbiamo conosciuto.
Come troviamo scritto nella 1^ lettera di Giovanni:”Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.”
Questa la sintesi del valore del cammino catechistico.
Non c’è altro se non quello di comunicare con la propria vita il nostro incontro con Cristo che ha dato un senso alla nostra storia.