giovedì, 25 Aprile 2024
Home / Catechesi / omelia domenica 23 maggio 2021(Pentecoste)

omelia domenica 23 maggio 2021(Pentecoste)

DOMENICA DI PENTECOSTE – ANNO B 2021
Con l’Ascensione di domenica scorsa, la Pentecoste di oggi e poi con la SS. Trinità stiamo vivendo le domeniche di festa. Concluderemo con la festa del Corpus Domini.
Tra tutte queste feste, oggi celebriamo quella più importante, perché celebrando la Pentecoste, celebriamo l’inizio della Chiesa, con il dono dello Spirito Santo che scende su Maria e con gli apostoli nel cenacolo.
Come abbiamo letto nella prima lettura:” Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”.
Il dono della Grazia è il dono che fa sì che la Chiesa inizi un cammino di missione.
Mi è sempre piaciuto riportare quello che diceva Papa Francesco a riguardo: ”Immaginate se gli apostoli, quel giorno avessero deciso di rimanere chiusi nel cenacolo, continuare la loro vita, come se nulla fosse…non avremmo avuto la Chiesa”.
Noi, popolo di battezzati, nel dono dello Spirito Santo, da adulti abbiamo ricevuto anche il sacramento della Cresima, per confermare il dono del Battesimo, quindi, una scelta da adulti che viviamo l’essere Chiesa.
Questa appartenenza ad una Comunità è radunata nella preghiera a Dio, perché la Chiesa è, innanzitutto, questo: l’assemblea di Dio.
Nel ricevere lo Spirito Santo e suoi sette doni, riceviamo quella necessità di essere missionari.
È necessario essere tali, perché una Chiesa in uscita è una Chiesa viva, non limitata ad essere solo un’accoglienza della Grazia ma la comunicazione della vita.
“Beati i cuori flessibili che non si spezzeranno mai”(San Francesco di Sales)
Nell’incontro con l’altro, se rimaniamo rigidi in noi stessi, se non lasciamo che lo Spirito santo, agisca in noi, la missione si fermerà. Invece dobbiamo far sì che diventiamo nelle mani di Dio, come farina che si fa pane.
“Farsi pane” (R. Prieto)
Può essere bello, ma non è certo facile farsi pane.
Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri.
Significa che devi essere disponibile a tempo pieno.
Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane
che si lascia impastare, cuocere e spezzare.
Significa che devi essere umile come il pane,
che non figura nella lista delle specialità
ma è sempre lì per accompagnare.
Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà
perché così è il pane, tenero e buono.

In queste domeniche che stiamo celebrando la festa della Prima Comunione dei nostri ragazzi, viviamo anche noi la gioia della nostra intimità con Dio, ogni volta che partecipiamo all’Eucarestia.
Nel vivere l’Eucarestia, si rinnova sempre, come in ogni celebrazione dei sacramenti, il dono dello Spirito Santo.
Perché ci confessiamo, se non per ricevere la Grazia e la forza di convertirci?
Ecco il dono che ci fa essere quello che siamo, uomini di Dio, nella Grazia dello Spirito Santo.