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omelia domenica 25 agosto 2019

XXI^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C
Perché oggi abbiamo sentito Gesù più duro?
Perché ci sono dei momenti in cui abbiamo bisogno che “Qualcuno” ci ricordi dove andare.
È come se ci fosse una fermata: Prendere un respiro,fare una sintesi della nostra vita e guardare di nuovo la meta. Nella seconda lettura ritroviamo:” Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Il Vangelo di oggi ci ricorda l’essenzialità del Cristianesimo: “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta”.
Ci sarà un momento in cui tutto si conclude e nell’incontro con Colui che è Padre, ci metteremo a confronto. Egli ci porrà di fronte non tanto a cosa abbiamo fatto ma al per chi lo abbiamo fatto.
In occasione della festa che abbiamo celebrato, ci poniamo quella domanda, quel passaggio a cui vi accennavo all’inizio della novena, alla festa vera che inizia dopo. E’ come un fare ricarica e ripartire sempre.
Il Signore oggi ce lo ricorda:” Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Per noi potremmo dire:”Abbiamo partecipato alla festa, abbiamo cantato, abbiamo portato la Madonna, abbiamo messo i soldi ecc…” ma il Signore ci dirà:”Dov’è la quotidianità della tua fede?”
Nell’editoriale del nostro giornale parrocchiale del mese di Giugno, riportavo già la frase di Don Giussani:”Il problema fondamentale dell’uomo di oggi è:Cristo si o no”.
Occorre essere uomini che vivono una scelta concreta. Non lasciare che tutto diventi un compromesso, come se la fede fosse un vino che sta per diventare aceto e che mescoliamo con altre bevande per renderlo più buono.
Non si offre una fede “annacquata”. Bisogna sempre cercare di essere uomini che camminano nella Verità che è Cristo.
“Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di “uscire” per portare Cristo.”(Papa Francesco)
“Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi».
In tante occasioni, ripetiamo questa frase dimenticando l’essenzialità di questo invito provocatorio di Gesù: Gli ultimi, coloro che il mondo considera lo scarto, coloro che vivono la fede nel silenzio, coloro che muoiono anche a causa della fede, saranno i primi.
Cerchiamo di riscoprire ogni giorno la nostra fede, di riscoprire, cioè, quel gusto nuovo che nasce dall’incontro con Cristo.
Solo da un amore sempre nuovo, l’uomo vive quel coraggio di essere per un Altro. Essere e non fare. Essere per un altro precede il fare, la carità. Occorre essere per il prossimo in cui riconosciamo il volto dell’Altro.