sabato, 27 Luglio 2024
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omelia domenica 4 ottobre 2020(inizio anno pastorale)

XXVII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A
Oggi, con la preghiera alla Madonna di Pompei celebriamo la festa dell’inizio dell’anno pastorale che coincide anche con la festa del nostro patrono San Francesco d’Assisi.
Diremmo un inizio di anno pastorale “nuovo”.
Anche se ancora non abbiamo iniziato il cammino catechistico dei fanciulli, noi adulti siamo qui a testimoniare la fede a chi è più giovane perché viva la gioia di essere di Cristo, a testimoniare quella stessa gioia che hanno avuto i santi.
San Francesco in particolare, a differenza dei vignaioli omicidi del vangelo appena ascoltato, ha saputo riconoscere che la vigna è del Signore e che noi siamo i custodi.
Siamo i custodi della fede e la viviamo perché diventi segno e via della salvezza da vivere in comunione nella comunità.
“ Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!” (seconda lettura)
E’ pur vero che spesso c’è la tristezza di vedere il vuoto attorno a noi, ma tutto ciò ci porta a riconoscere sempre di più che salva la grazia e non la nostra sola volontà del fare.
Lo riprendevo già domenica scorsa, il pensiero di Bernanos:”Un santo non vive del suo superfluo: Vive del suo capitale e impegna totalmente la sua anima”.
Noi viviamo, innanzitutto, l’impegno a “ri-conoscere il ri-cordare”, cioè, a riportare al cuore e alla mente ciò che abbiamo incontrato.
Abbiamo bisogno di questa bellezza tanto antica, ma sempre presente e che ora ci può apparire come offuscata come se si fosse allontanata.
Il salmista recita:
” Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte”.

Come vivere la protezione della vigna del Signore?
La sera del 14 agosto, prefestiva dell’Assunzione, abbiamo meditato su un passo della preghiera della supplica alla Madonna di Pompei:”Il rosario, catena dolce che ci rannoda a Dio”.
Questa preghiera ci fa suoi.
Una battuta a riguardo diceva: ”Catena che ci lega a Dio e non da legare al collo”.
La fede non è la manifestazione esteriore di un oggetto di culto o la sola pietà popolare, ma un vissuto.
Preghiera è vivere questo legame con Lui.
Come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura:” Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti”.
La bellezza della fede è questo amore che si condivide e che si lascia guidare perché Dio continua ancora a mandare i suoi servi: ” Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto”.
Cosa offriamo a Dio?
Il bello di essere pochi ci pone una domanda essenziale.
Siamo i custodi della vigna e siamo qui per custodire e per far sì che non si secchi ma che continua a produrre il suo frutto.
Con l’intercessione di Maria e del santo patrono Francesco, viviamo sicuri che Dio non lascerà che gli argini si romperanno:” Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante? La devasta il cinghiale del bosco e vi pascolano le bestie della campagna.”
Dio è amore, è custode dell’umanità e come Madre, vive con essa perché non diveniamo facile preda delle tentazione di seguire il nulla.