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Omelia domenica 5 Gennaio 2020

II^ DOMENICA DI NATALE ANNO A 2020
Nella celebrazione della seconda domenica di Natale, mi è sempre piaciuto proporre come meditazione il passo proposto nel volantone di CL per il tempo di Natale e che voi avete sicuramente già letto perché esposto proprio accanto al presepe.
Rileggo il brano proposto quest’anno:
” L’avvenimento cristiano ha la forma dell’incontro con una realtà fisica, corporale, fatta di tempo e di spazio. È l’incontro con una realtà presente, vivente, integralmente umana, il cui significato esauriente è quello di essere segno visibile della presenza di Cristo, di Dio-fatto-uomo dentro la precarietà di una fattispecie umana. Questo incontro è ciò che continuamente polarizza il nostro vivere, dà significato e sintesi alla nostra esistenza. Fuori di esso non c’è nessuna sorgente di coscienza di novità nella vita”.Luigi Giussani
Spesso viene ripreso questo passaggio:”La fede è l’incontro con una persona, Cristo”.
La fede, appunto, è l’incontro con una realtà concreta. Non è un Dio immaginario o, peggio, un Dio fai-da-te.
Ogni volta che si approfondisce il discorso sulla fede, esce fuori proprio l’ idea che la maggior parte delle persone si è fatta di Dio:
Un Dio realtà immaginaria che nasce più per una cultura popolare che per un cammino di fede. Un Dio spesso separato dalla Chiesa come comunità di credenti alla ricerca di Dio. Come riporta il volantone, il passo dei Promessi sposi, l’innominato che cerca Dio e lo incontra nella testimonianza di misericordia del card. Federigo:” Appena introdotto l’innominato, Federigo gli andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata; «da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir da voi io».
In questa misericordia la fede diventa incontro con una Persona, Cristo che è testimonianza concreta nella Chiesa.
Ma cosa cerchiamo veramente? Chi desideriamo veramente riconoscere come il “Significato e sintesi della nostra esistenza?”
Il Natale non è la festa di quel giorno, di quel momento che può anche averci lasciato quella familiarità con la Madonna che è madre.
Il vero Natale è l’inizio che ci percuote dentro, quella domanda di essere sempre alla ricerca di un senso a ciò che siamo, una vocazione che si rimette in gioco e non si lascia fermare solo da un pregiudizio.
L’innominato del Manzoni si lascia incontrare dalla Misericordia:
” L’innominato, sciogliendosi da quell’abbraccio, esclamò: «Dio veramente grande! Dio veramente buono! io mi conosco ora, comprendo chi sono».
La comprensione della nostra vocazione ti percuote dentro e fa sì che la tua stessa vita diventi una musica che si ritrova quegli accordi che sono stati già scritti nello spartito della tua vita e che aspettavano solo lo sguardo al direttore perché potesse dare vita a ciò che siamo veramente.
Spesso ci capita di ascoltare il passo di sant’Agostino:“Credo ut intelligam, intelligo ut credam”, ossia credo per capire e capisco per credere”..
La fede non è pensare che tutto ciò che ho di fronte diventa visibile e chiaro, come se la luce entrasse nella mia stanza buia e tutto diventasse più chiaro, ma è un cammino continuo che rinnova ogni giorno la realtà che mi circonda.
È un bisogno continuo perché siamo sempre in un continuo confronto. Riprendendo sempre il passo dell’innominato:” Ho bisogno di parlarvi! ho bisogno di sentirvi, di vedervi! ho bisogno di voi!».
In noi c’è una sete continua e questo è il bello dell’essere vivi. Non ci sentiamo mai sazi, un divino ci divinizza e diventa concreto nell’incontro con Dio:” È l’incontro con una realtà presente, vivente, integralmente umana, il cui significato esauriente è quello di essere segno visibile della presenza di Cristo, di Dio-fatto-uomo dentro la precarietà di una fattispecie umana”. (Don Giussani)