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omelia domenica 8 marzo 2020

II^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A 2020
Perché oggi, nonostante siamo in Quaresima, la Liturgia della parola ci riporta un “Brano bello?”
Come è tradizione della pietà popolare, viviamo una liturgia che rimanda sempre più al sacrificio della croce che stiamo vivendo con la preghiera della Via Crucis e spero anche con il digiuno e l’astinenza dalla carne.
Il Vangelo della Trasfigurazione ci aiuta a guardare al senso del perché del sacrificio della croce.
Se non ritroviamo il senso del sacrificio, la meta sembrerà veramente sempre più lontana e, anche Dio, più che una compagnia, sarà visto come un qualcosa che sta al di là delle nuvole, cioè, fuori dalla nostra realtà.
La Trasfigurazione è questo accenno al mistero del paradiso.
Scriveva Tagore: ”Tu, Signore, sarai il mio eterno compagno. Prendimi fra le tue braccia. La stella polare brillerà illuminando il sentiero verso l’Eternità. Possano i legami terreni sciogliersi e io venga a conoscere senza timore il Grande Ignoto, allora finalmente svelato”.
In ognuno di noi deve esserci questa ricerca. Lo scrivevo già nell’articolo del nostro giornale e lo riprendo anche ora. Senza un cammino della fede, senza un movimento del cuore, saremmo vuoti e riempiremmo sempre di più con altro vuoto ciò che ci separa da Dio. Ciò si manifesta in tanti modi: Da come viviamo i sacramenti e da come faremo tra poco dopo il sacramento della Cresima e della Prima Comunione.
Nelle domeniche del mese di Febbraio, vi accennavo al rischio di guardare più all’immagine che al contenuto. Pensiamo di ritrovare in contenuto nella formalità.
Riporto un paragone molto attuale.
Quante volte, durante la celebrazione del Battesimo, sento dire:”Ora ti fa lo shampoo”, alla Prima Comunione”Ti regalerò questo” o peggio ancora, alla Cresima dove il ruolo principale a momenti è più il padrino che il cresimando. Quando invece è il sacramento in cui tu decidi di essere “adulto nella fede”
La Trasfigurazione ci invita ad essere testimoni della luce e dell’incontro che abbiamo avuto con Cristo:” Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
“Ascoltatelo”, cioè, mettete in pratica ciò che Egli vi insegnerà!
San Tommaso D’Aquino diceva:”Come è meglio illuminare che risplender soltanto, così è meglio comunicare agli altri le cose contemplate, piuttosto che contemplare soltanto”.
Dove e come vivere l’incontro con Dio?
Mi è piaciuto leggere la breve storia di un’ intervista all’astronauta
Mc Devit: ”Gagarin (un astronauta russo) ha dichiarato di non aver mai visto Dio nei suoi viaggi nel cosmo e lei, colonnello, l’ha mai visto?”. Rispose Mc Devit:”Non l’ho visto, ma l’ho sentito!” e continuò: ”Del resto, per incontrare Dio non ho bisogno dell’astronave: Mi basta scendere in giardino e ogni fiore per me è una rivelazione di Dio”.