martedì, 14 Maggio 2024
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omelia domenica 8 settembre 2019

XXIII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C
Oggi Gesù ci invita ad una scelta radicale, cioè, ad essere uomini che compiono un cammino con la speranza di una meta e nello stesso tempo con la certezza della sua compagnia:” Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.
Egli si fa strada. Noi stiamo dietro, cioè, viviamo quella via che Egli ci indica con la testimonianza del suo amore che è la croce.
Oggi festeggiamo anche la natività della Vergine Maria e mi piace riportare quella storia che spesso racconto ai più piccoli.
Mettendo i nostri passi sulle orme di Gesù, non possiamo sbagliare strada. Anche nella difficoltà Egli ci sorregge, ci chiede di vivere la povertà, di non essere legati al mondo. Questa vita terrena è il ponte alla salvezza ma non la salvezza.
Odiare la propria vita, non significa disprezzare il proprio corpo o, peggio, essere fatalista. Significa considerare tutto come un dono che va e che ritorna al Padre. “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Non siamo noi i proprietari del mondo: Siamo i custodi.
Viviamo il dono del mondo, perché esso è l’occasione in cui lasciare radici affinché altri possano costruire.
Occorre seguire Cristo, confidando nell’intercessione di Maria, in Lei che è la prima testimone della fede che ha vissuto nel dono della Grazia una fede sicura e forte e che ha guardato oltre a tutto ciò che appare.
Solo nel sacrificio del Cristo sulla croce, la sofferenza ha assunto un senso.
Non dobbiamo aver il timore di non farcela, ma, piuttosto, temere la pigrizia di non iniziare il cammino della fede.
Rischiamo di vivere la pigrizia, di guardare gli altri passare, anche quando siamo protagonisti, insieme ai santi, di un cammino che diventa testimonianza per gli altri.
Chi guardi tu nella vita perché possa insegnarti cos’è la fede?
Colui che si inginocchia di fronte a Dio.
Colui che ti insegna che non può nulla senza la Grazia di Dio.
Come abbiamo ascoltato dalla prima lettura:” Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?”
Non chiedere a Dio “Perché io?”. Chiedi piuttosto “Perché non io?”
San Nilo l’Asceta diceva:”Non volere che le tue cose vadano come sembra bene a te, ma come piace a Dio e nella tua preghiera sarai senza turbamento e pieno di gratitudine”.
Siamo grati a Dio perché ha scelto noi, di essere padri o madri, preti o catechiste, malati o giovani… Siamo nelle Sue mani. Questo affidamento a Colui che è Padre ci sostiene in un cuore colmo d’amore.