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omelia domenica 9 febbraio 2020

V^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A
Spesso ci capita di ascoltare questo brano del vangelo, un passo di facile comprensione che ci aiuta a capire la testimonianza del vangelo e la sua produttività o non.
La testimonianza è sempre efficace.
Non si fa vedere e non si nota, come avviene, invece, per il rumore.
Il detto “Fa più rumore un albero che cade che uno che cresce” è proprio vero.
Eppure il sale dà un sapore a ciò che è la realtà, diremmo che “Fa la differenza”.
Il cristiano è chiamato ad essere questa differenza.
Dalla prima lettura abbiamo ascoltato:
“Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

Essere sale e luce significa essere testimoni per chi incontriamo ogni giorno.
È bene spiegare brevemente il significato del sale e della luce:
“Il sale non solo dà sapore e preserva dalla corruzione, ma è simbolo di sapienza, di amicizia e di disponibilità al sacrificio. La Comunità è sale quando ha il sapore delle beatitudini”.(Silvano Fausti)
La luce ci fa vedere la bellezza della creazione.
Spesso ci sfugge un passaggio che riporto spesso da quando me lo hanno spiegato:” Né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro”.
Quando la luce viene spenta è perché la nostra fede si spegne, si lascia offuscare da altre preoccupazioni e, una fede che si spegne, diventa non-testimonianza, anzi, dà credito a chi non vuole credere.
Una luce che si spegne sotto il moggio, non solo non dà più luce, ma manda anche cattivo odore.
Non dobbiamo dare molto di più di quello che non abbiamo. Dobbiamo chiedere a Dio la Grazia di essere quello che siamo perché possiamo e dobbiamo essere suoi.
Essere come l’amore dei genitori che non si fa vedere.
I genitori non rinfacciano tutto quello che fanno per noi, ma ci sono.
Dio è come lo zucchero (vedi news precedente Dio è bontà)