sabato, 27 Luglio 2024
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omelia DOMENICA DELLA SS. TRINITA’ – ANNO C 2019


Oggi celebriamo la festa della SS. Trinità che, insieme al secondo mistero principale della fede”Incarnazione, passione, morte e resurrezione di N. S. G. C” è il primo mistero principale della fede.
Cos’è questa dogma?
“Esso afferma che Dio è uno solo. Unica e assolutamente semplice è la sua “sostanza”, ma comune a tre “persone” (o “ipòstasi”) della stessa numerica sostanza (consustanziali) e distinte”.
In questi mesi ho avuto l’occasione, anzi, direi la grazia di leggere uno dei testi più conosciuti nel campo teologico arrivato alla 22^ edizione:”Introduzione al Cristianesimo” dell’allora Card. Ratzinger.
Per quanto è possibile cercherò di sintetizzare il capitolo a riguardo:
“La fede nel Dio uno e trino”. (da pag 152-180)
L’autore riporta un aspetto che, soprattutto oggi, è importante più di quanto lo era nella chiesa primitiva quando nel concilio di Nicea del 325, venne proclamato il “Simbolo apostolico, il Credo”e appariva più chiaro l’aspetto centrale della fede e che “l’amore è sempre misteryum”.
Quando però parliamo di mistero, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare:”Vabbé visto che è così, accogliamo senza confrontarci con la ragione”.
Ragionevolezza della fede significa confrontarsi nel cercare come Dio si manifesta nella nostra vita. Il dogma della SS. Trinità ci offre, innanzitutto, la manifestazione di Dio che è relazione.
Pensiamo al passo della Genesi:”Facciamo l’uomo….”.
Perché Dio usa questo” Facciamo?”
Se è uno solo, perché usa il plurale?
Questo ci fa comprendere come, fin dall’Antico Testamento, esiste
l’ indicazione al mistero della SS. Trinità.
Anche Gesù nel Vangelo fa un accenno più concreto. In tante occasioni ripete:”Io e il Padre, siamo una cosa sola”.
La Trinità è una relazione con se stessa e con noi.
Questa relazione tra le tre persone della SS. Trinità rimane sempre un mistero e, come diceva l’autore, si tratta di “un’affermazione-limite, un gesto indicatore che addita l’Indicibile”.
A noi è offerto un segno. È come se di un atomo vedessimo le particelle ma non l’insieme e come il tutto è unito.
Un altro aspetto importante che ci aiuta a capire il perché la SS. Trinità è la relazione tra loro e noi. Il termine “persona” in greco si traduce da “prosopon” a sguardo verso… e in latino”Suonare attraverso”.
I due termini significano “correlazione”.
C’è un io e un tu e in questa correlazione l’uomo scopre che esiste una via in avanti.
Il concetto di correlazione lo troviamo soprattutto nel vangelo di Giovanni (da pag. 174-180) quando l’evangelista sottolinea che il mistero della SS. Trinità è il modello per la chiesa. Come il Figlio è unito al Padre, così la Chiesa è una comunità in comunione con Dio.
Il “logos”, la parola il “verbo si è fatto carne”si manifesta in Cristo.
Nel Credo ripetiamo:”Generato e non creato”. Questa unione è unica e la modalità della relazione è nello Spirito Santo.
Perché nel nostro cammino della fede è essenziale questo dogma?
Voglio riportarvi la sintesi dell’autore:“La dottrina sulla Trinità non arriva a capire il mistero. Possiamo però constatare come, grazie ad essa, affiori una nuova comprensione della realtà, un nuovo modo di comprendere chi sia l’uomo e chi sia Dio. Proprio quando sembra che navighi nel campo della più estrema teoria, affiora ciò che è più concreto. Parlando di Dio si intravede chi sia l’uomo e ciò che è più paradossale è al contempo ciò che è più chiaro e più di aiuto”.
L’uomo è persona e, quindi, relazione in questo rapportarsi con Dio. Chiamandolo per nome, cioè “Mistero”, l’uomo scopre ogni giorno che la sua missione non è limitata a questo tempo. Diversamente non avrebbe senso neanche il vivere la fede, il celebrare e il vivere i sacramenti. Noi, attraverso la preghiera entriamo in questa relazione, anzi, è bello dire “correlazione”con la SS. Trinità.
Nel nostro vivere la realtà alla luce della fede, poniamoci la domanda:
Che senso avrebbe vivere la carità, se non avessimo quello sguardo a Dio che è promessa con gratitudine al nostro vivere nella ricerca di questo Tu più grande di ciò questo mondo può offrire solo l’effimerità del tempo?”
Se tutto si conclude in ciò che io vedo e poi non vedrò più, che senso ha la vita stessa?
Il “mistero” di questa unità mi chiama a non isolarmi in questo mondo, ma a porre la domanda su ciò che verrà. La Rivelazione di Dio in Cristo è un avvenimento e non un evento tra i tanti che abbiamo conosciuto nella nostra storia e che si conclude con la loro memoria.