venerdì, 19 Aprile 2024
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OMELIA ESEQUIE PEPPINO FERA


Celebrare il rito delle esequie del nostro amico Peppino, per me è una gratitudine che rivolgo a Dio, innanzitutto per avermi dato la grazia (non fortuna) di averlo conosciuto.
Quando lo conobbi all’inizio, pensai di lui quello che diceva il nostro Vescovo Cantisani ad un omelia di un sacerdote anziano che gli somigliava per il carattere: ”Era un tipo severo, ma prima di tutto lo era con se stesso”.
Pensavo a lui, e pensavo a tutto quello che ho imparato negli anni di scuola di comunità, quella autorevolezza del vivere la fede.
Aveva si un carattere testardo, ricordo quando dovevo spiegargli, con insistenza, che la chiesa non si poteva aprire a causa della pandemia, ma nello stesso tempo amavo la sua obbedienza verso i sacerdoti.
Ed è a nome, di tutti i parroci precedenti, che ringraziamo Dio, per il nostro che ha fatto alla nostra parrocchia, del nostro Peppino.
Ho sempre pensato, che Dio gli abbia dato questo carattere, come dono nel vivere il dramma, prima dell’amata moglie Chiara, poi due anni fa, prima il genero e poi Enzo.
Dramma che ha vissuto nella fede, che anche se non lo manifestava esteriormente, potevi capirlo da alcuni momenti, che porto nel cuore.
Ricordo quella mattina del 13 giugno, quel momento in cui, si inginocchiò ai piedi del figlio. Quell’abbraccio che ci siamo scambiati. Senza bisogno di dire nessuna parola.
Poi ci sono stati momenti, che ho rubato, qui in chiesa, sempre tra i banchi inginocchiato a pregare, momenti in cui guardare lui, era veramente una domanda che ti ponevi dentro.
Ricordo anche quando, un inverno lo vidi che saliva con la zappa in mano dalla campagna, gli domandai “ma duva vai a ste età?” e penso che in tanti di noi, l’avremo invidiato, nel senso buono, che nonostante l’età, ancora andasse a zappare. Lo voglio ringraziare a nome di tante famiglie bisognose, sia qui in parrocchia che nel terzo mondo, che ha sempre aiutato. Senza fare tanti clamori, ma puntuale come sempre, senza avere il bisogno di essere invitato a farlo.
Porto con me nel cuore, un momento unico. A volte, penso che i veri catechisti ed educatori della comunità, siano persone come lui.
È stato quando l’anno scorso, nei mesi di marzo e aprile, quando non potevamo dire messa con i fedeli, noi due ci vedevamo spesso la mattina presto, e dicevamo messa insieme. A volte si può pensare:”Ma se era sordo, cosa capiva”.
Sinceramente, io invidiavo il suo vero udito. Celebravo le mie messe più belle, perché avevo con me, la parte più bella della parrocchia.
Infine un ultima cosa vorrei aggiungere, ho chiesto alla famiglia, che venissero deposte nella tomba, le chiavi della chiesa, che puntualmente lui apriva ogni mattina, un simbolo questo, che ho pensato per un motivo ben preciso.
Sarà ora di fronte a san Pietro, e donerà a lui il suo servizio, quello che ha fatto per tanti anni. Ed elevo questa preghiera, che la porta della comunità si apra ad accogliere la parola di Dio, e possa vivere così la gioia e la gratitudine dei tanti testimoni della fede. Che il Signore perdoni le sue colpe, lo accolga nella Sua misericordia e quando anche lassù, leggerà al preghiera dei fedeli, aggiunga un intenzione per noi, che gli abbiamo voluto bene, ed è stato facile, per noi parroci, avergli voluto bene.