Quest’anno viviamo la festa di san Giuseppe con uno spirito diverso non per la pandemia o altro, ma perché da un po’ di tempo, ogni mercoledì, abbiamo iniziato la messa votiva a san Giuseppe e perché, come tutti sappiamo, stiamo celebrando il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe come patrono della Chiesa universale.
E’ un anniversario particolare.
Il nostro Papa Francesco ha voluto che tutta la Chiesa lo festeggiasse tutto l’anno, come invito a riflettere sulla testimonianza del nostro patrono e a seguire la sua testimonianza come modello di fede del nostro cammino.
Con il gruppo A.M.I. abbiamo meditato in modo più approfondito il testo di Papa Francesco “Patris Corde”.
Colgo l’occasione di oggi che celebriamo la festa per riprendere alcuni passaggi che ci aiuteranno a capire il confronto della nostra fede con la realtà, seguendo la testimonianza del santo patrono.
Vi voglio riportare un passo molto bello:
” Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni.(padre dell’accoglienza)
Mi faceva riflettere questo passaggio, perché lo confrontavo con un altro passo che abbiamo meditato in Scuola di Comunità, quando Don Giussani ci suggeriva di stare attenti a non cadere nell’autoaffermazione di noi stessi.Quando noi diamo per scontata la presenza di Dio, non vediamo più in Essa la meraviglia dell’essere e mettiamo noi stessi al primo posto.
San Giuseppe ci invita al contrario. Egli ha vissuto una fede non in disparte, ma si è lasciato coinvolgere dal Mistero.
Ha accolto la parola di Dio. Non ha messo avanti le sue aspettative, ma ha lasciato che Dio offrisse a lui e, quindi, anche a noi, la via della salvezza.
Come sempre Papa Francesco ha scritto:” La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie. Solo a partire da questa accoglienza, da questa riconciliazione, si può anche intuire una storia più grande, un significato più profondo. Sembrano riecheggiare le ardenti parole di Giobbe, che all’invito della moglie a ribellarsi per tutto il male che gli accade risponde: «Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?» (Gb 2,10)
.L’accoglienza della parola di Dio nella nostra vita ci coinvolge in tutto.
L ‘accoglienza della volontà di Dio ci porta a vivere il tutto con uno sguardo nuovo.
Ma come vivere tutto ciò?
Come vivere tutto nella fede in Dio, con un relazionarsi continuamente al nuovo, quando non è come vorrei?
Come vivere la certezza che il passo in avanti è sicuro se io non vedo ciò che è oltre il mio istante?
A queste domande, se ne pone un’altra: ”Quando prego, cosa chiedo veramente?”
La risposta ce la dà sempre il nostro Papa: ” Solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza.
Per accogliere la vita, non basta dare un qualcosa, ma bisogna vivere questo qualcosa che non viene da noi.
Cristo è un avvenimento e non una “cosa nostra” e questo è stato capito sia dalla Madonna, sia da san Giuseppe.
Il timore di essere genitori di Gesù, questo dono del messia che si fa carne, si fa reale nella loro vita di sposi.
Pensiamo a questo come famiglia, ogni volta che viviamo il dono di essere genitori. Un dono che non ci appartiene.
La vocazione di essere Suoi: Questa la fede che ci coinvolge con il tutto.
Se mi limito solo a ciò che è nel mio cerchio, tutto rimane tale.
Ogni giorno, purtroppo, viviamo un senso di Comunità a senso unico e non, invece, un camminare insieme.