Celebriamo la festa di tutti i Santi, festa in cui ci ritroviamo con una domanda:”Perché vale la vita ?”
Potremmo dire che è un paradosso porsi la domanda sul valore della vita in questi giorni, un tempo che ci riporta al cuore la mancanza dei nostri cari.
Il senso della vita parte dalla risposta che noi diamo alla morte.
I santi hanno vissuto la vocazione offerta da Dio, con lo sguardo a Dio Padre. Non si tratta di fare del bene per lo stare bene insieme, ma vivere la caritativa di essere Comunità in cammino verso il Padre.
La vita terrena non avrebbe senso se non avesse lo sguardo verso il cielo.
Non è un sentimento a cui noi crediamo, ma la certezza di una presenza sempre più attuale che noi viviamo con chi sta accanto a noi.
La preghiera non avrebbe senso se non fosse per tutto questo.
Nel nostro giornale parrocchiale, troviamo scritto il pensiero di sant’Agostino: ” Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla loro tomba appassisce, una preghiera per la loro anima la raccoglie Dio”.
Abbiamo e viviamo l’educazione alla fede che è la nostra tradizione!
Non limitiamo lo sguardo solo a ciò che è terreno in questo mondo!
La ricerca di un senso ci coinvolge ogni giorno, altrimenti la fede si limiterebbe solo all’aspetto del sentimentalismo, lasciando posto, così, al nulla. E’ nulla anche riempire di oggetti le tombe dei nostri defunti.
E’ come mettere solo un ricordo a cui volersi aggrappare ma che potrei paragonare ad un semplice filo di lana che facilmente si spezzerà.
Occorre, invece, porgere la nostra vita a ciò che va oltre a tutto ciò.
Riposare nel cuore di Dio è il desiderio che da’ un senso alla nostra vita, un valore al nostro cammino e alla nostra vocazione.
Spesso riprendiamo l’insegnamento di Sant’Agostino: ”Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”.
Mi piace riportare una poesia di Ungaretti che ha dedicato alla sua mamma e che potrebbe rincuorare e aiutarci a comprendere passo dopo
passo, come il nostro cammino ha un suo ideale che è l’incontro con
Cristo
“E quando il mio cuore con un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro misterioso della morte
per condurmi, o madre, al cospetto di Dio
tu mi darai la mano come da bambino.
In ginocchio, risoluta,
tu sarai come una statua in attesa del giudizio divino,
nel modo in cui ti vedevo
quand’eri ancora viva.
Solleverai tremanti le tue braccia anziane
come quando sei morta
dicendo: “Eccomi, mio Dio”.
E solo quando Egli mi avrà perdonato,
tu avrai voglia e desiderio di guardare me.
Ti ricorderai d’avermi aspettato a lungo,
e un sospiro di serenità ti attraverserà gli occhi”.