sabato, 27 Luglio 2024
Home / Catechesi / RELAZIONE INCONTRO GENITORI 1^ COMUNIONE 17-5-23

RELAZIONE INCONTRO GENITORI 1^ COMUNIONE 17-5-23


L’incontro di questa sera prende spunto da una figura dell’antico testamento di cui spesso avremo sentito parlare: “Abramo”.
Questo uomo, questo padre che inizia un incontro con una “voce” è il primo a cui Dio si rivolge. Abramo prende sul serio questa voce ed inizierà un cammino. Seguirà la vocazione a cui Dio lo chiama.
Questa sua risposta, questa sua adesione cambierà il suo destino e quello del suo popolo, a differenza del SI’ di Maria che, invece, cambierà tutta l’umanità.
Abramo ha coraggio perché c’è sempre dentro di noi un combattersi tra l’io psicologico e la voce di Dio.
Ci si chiede chi veramente parla al mio cuore: Io o Dio.
Come distinguerle?
La voce dello Spirito Santo destabilizza, ti invita a rischiare ed il rischio non è quello di comprare una nuova auto o cambiare casa ecc..
Pensate ad Abramo che riceve una promessa: La nuova terra che nella realtà non vede.
Pensate poi a quando Dio gli dirà che avrà un figlio ma, soprattutto, lo avrà Sara, sua moglie che ormai è avanti negli anni.
Lui allora cercherà un compromesso con Dio: Avrà un figlio da una schiava: Sarà Ismaele. Dio, invece, gli dice che avrà un figlio da Sara.
L’affidarsi a Dio è il miracolo della fede.
Perché questa introduzione?
Che senso ha essere padre-madre?
Il genitore vive una lotta, un conflitto fatto anche di paure ed è giusto che sia così.
Ma se è un cammino di fede, allora si affida a Dio, si riconosce innanzitutto figlio e prende consapevolezza che è un dono il figlio e non una sua proprietà, cioè, come se lui fosse la fonte della vita.
Un conto è fare un cammino di fede con i figli, un conto è fare un cammino educativo etico o morale, allora in questo caso affidatevi ad un consultorio familiare.
Il cammino della Prima Comunione lo fate anche voi con i vostri figli.
Epicoco:”Un padre diventa padre soltanto quando smette di vivere per sé solo e, ascoltando il desiderio nascosto nel profondo del suo cuore, si apre a una relazione che lo mette in una storia radicalmente diversa”.
Anche se voi lavorate, fate tutto per i vostri figli. Stiamo attenti perché prima bisogna passare dall’individualismo alla genitorialità.
Per farvi un paragone semplice:”Ai figli non si regala l’auto. Si insegna a guidarla”.
Il genitore di ogni generazione vive la menzogna dell’individualismo, cioè, il pensare che tutta la storia è la nostra storia.
Pensate ad esempio a quante volte i nostri genitori lo hanno detto a noi e noi ripetiamo ai nostri figli, quel dare ai figli il senso di colpa.
L’importante è che sia felice tu…non importante per niente quello che accade alla mia vita…non importa la mia morte”. Ciò, invece di generare felicità nell’altro, genera senso di colpa. L’altro si sente allora sintomo di una mancanza di libertà. La persona che apparentemente si sta sacrificando, crea nei confronti di chi ama, di chi dice di amare, un debito”.(Epicoco)
Si è come schiacciati da un senso di colpa.
Educazione alla fede e non alla religiosità. Far fare la Prima Comunione è tutt’altro.
È affidarsi al Mistero di Dio.
Anche Abramo ha avuto paura di essere Padre.
Un genitore ha paura di essere padre-madre. Se lo fa solo per una questione “economica o timore di altro” allora non c’entra la fede.
La paura e la fede di essere genitore è un cammino che tu fai con tuo figlio e non scarichi ad altri.
Infine pensiamo ad un altro figlio della letteratura antica, a Telemaco, il figlio di Ulisse. Aspetta il padre per dieci anni non perché liberasse Itaca dai Proci o la sua eredità. Aspetta un padre per vivere il suo essere figlio, il vivere la libertà di esserlo in un rapporto con un altro.
Aspetto Dio Padre per vivere anch’io questo.
Ecco cosa manca a noi spesso.
Mi dispiace dirlo, però in questi anni ho constatato come quasi ad ogni funerale, prima o dopo tra i figli, c’è sempre un distacco, un’inimicizia per questa eredità materiale.
Perché?
Perché è mancata la vera eredità della genitorialità.
Cosa lasciamo ora ai nostri figli nell’educazione alla fede se prima siamo noi a non viverla come tale ma solo nella formalità delle cose?
Un genitore non deve sentirsi “a posto” perché ha lasciato questo o quest’altro.
Ricordo quando ero studente delle Scuole Secondarie di Primo Grado. I nostri superiori ci dicevano sempre:”I vostri genitori quando vengono a trovarvi si domandano solo come andate a scuola, mai una domanda sul vostro cammino educativo”.
Pensate anche voi…
La prima domanda è quella che è il vostro interesse, la seconda esclude la prima.
Come insegno ai più piccoli: ”Nessuno ricorda chi è arrivato secondo a Sanremo o al campionato”.
Ciò che è essenziale rimane sempre il primo comandamento: ”Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altri dei all’infuori di me”… tutto ciò che viene dopo riporta al primo, ma se non c’è il primo, il resto è solo etica, religiosità ma non un cammino educativo alla fede.