venerdì, 13 Dicembre 2024
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Un metodo per giudicare


Giussani sintetizza con queste parole il contenuto e lo scopo del suo tentativo: «Fino dalla prima ora di scuola ho sempre detto: “Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò. E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato: duemila anni”. Il rispetto di questo metodo ha caratterizzato fin dall’inizio il nostro impegno educativo, indicandone con chiarezza lo scopo: mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita. Per la mia formazione in famiglia e in seminario prima, per la mia meditazione dopo, mi ero profondamente persuaso che una fede che non potesse essere reperta e trovata nell’esperienza presente, confermata da essa, utile a rispondere alle sue esigenze, non sarebbe stata una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto, tutto, diceva e dice l’opposto. (…) Mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita e, quindi – questo “quindi” è importante per me -, dimostrare la razionalità della fede, implica un concetto preciso di razionalità. Dire che la fede esalta la razionalità, vuol dire che la fede corrisponde alle esigenze fondamentali e originali del cuore di ogni uomo» (L. Giussani, Il rischio educativo, Rizzoli, Milano 2005, pp. 20-21).
«Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò. E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato: duemila anni»
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«Per Giussani il cristianesimo non è una dottrina, è un avvenimento»

Fattori educativi
Il metodo educativo di don Giussani si può sintetizzare in cinque fattori:
L’avvenimento di un incontro: chi incontra il Movimento si imbatte in un’esperienza riconducibile alla fede trasmessa da secoli nella Chiesa cattolica. L’incontro con l’avvenimento che la veicola genera un’esperienza e una corrispondenza all’umano impensata, impensabile.

Lealtà con la tradizione: per educare occorre proporre adeguatamente il passato. Senza la conoscenza del passato il giovane non ha un punto di riferimento con il quale paragonarsi.

Autorità: il passato può essere proposto ai giovani solo se è presentato dentro un vissuto presente che ne sottolinei la corrispondenza con le esigenze ultime del cuore. Questo compito è svolto dall’autorità: persone che coscientemente vivono e propongono la tradizione dandone le ragioni.

Educazione alla critica e verifica personale: la proposta così concepita deve essere poi verificata personalmente, cioè paragonata con le proprie esigenze ed evidenze ultime. Solo così, nell’impatto con l’ambiente e la realtà tutta, non si è alienati o omologati alla cultura dominante.

Il rischio, necessario alla libertà: il confronto con il mondo espone il giovane al rischio di scelte o orientamenti diversi da quelli indicati dall’educatore. Tale rischio è inevitabile e necessario affinché la personalità maturi realmente e la libertà si giochi in tutta la sua potenza.