Ora che viviamo questo momento della festa in cui si concludono i giorni dei festeggiamenti in onore della nostra madonna della Pietra, ci raccogliamo in silenzio e, meditando con Maria, riflettiamo su ciò che di Lei dice l’evangelista Luca:” Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.”
Per tre volte l’evangelista riporta questa espressione su Maria.
La Madonna fa memoria della Parola.
Cosa significa questo fare memoria e perché per noi è essenziale nel nostro cammino di fede?
La parola di Dio, la Sua Presenza divina in Maria diventa carne, cioè, Lei assimila nella vita questo dono del Padre.
La memoria non è la sola conoscenza intellettuale di Cristo, come abbiamo imparato al catechismo o dalla tradizione popolare.
“Maria è legata all’Amore. Non posso neppure capire veramente ciò che non amo affatto”. /Card Ratzinger)
C’è una memoria del cuore.
Ricordo un’espressione che ripresi anni fa dopo il dramma del camping le Giare. Al momento della deposizione della targa ricordo che dissi proprio questo: ”C’è bisogno di una memoria del cuore, cioè, di far sì che quel gesto sia mio e non solo un ricordo di ciò che è stato”.
Il fare nostro, la memoria, noi la viviamo anche nei piccoli gesti, nella semplice preghiera o nel canto. Se lo sentiamo nostro, il canto assume un gusto diverso e non sono solo parole.
Come diceva Sant’Agostino: ”Credo per comprendere, comprendo per credere”.
Nella seconda domenica di luglio, abbiamo meditato il passo della parabola del Buon seminatore, il dono della parola che ci viene offerto. Questo seme, nella Madonna trova il terreno fertile che non solo accoglie la Parola, ma la offre all’umanità.
Di Lei, il card. Ratzinger Lei diceva:
”E’ una persona dotata di profondità. Essa lascia affondare in sé la Parola”.
Ora che riprenderemo le nostre attività sia lavorative che pastorali, ci incontreremo per vivere e per metterci in gioco a causa del Covid, riviviamo questo momento e facciamo memoria.
Lasciamo spazio al Mistero di Dio nella nostra vita!
Non lasciamoci sopraffare dal cosiddetto “fare”!
Sant’Ignazio d’Antiochia insegnava: ”Chi possiede davvero le parole di Gesù può percepire anche il suo silenzio…, il fatto che egli opera mediante la parola e si riconosce dal suo silenzio”.
Questa ricerca del fare a tutti i costi, è simile al famoso dibattito che riprese Erich Fromm :”Essere o avere”. Questo dibattito ci aiuta a capire che senza la contemplazione la civiltà non può sopravvivere a lungo.
L’uomo tende ad avere e questo rappresenta un passaggio drammatico nella nostra vita.
“La malattia della nostra civiltà sta nel fatto che dobbiamo trasformare tutto in avere. Però, affinché qualcosa possa diventare avere, deve essere prima trasformato in una cosa morta, perché sono le cose inanimate si possono avere”.(Erich Fromm)
In tutto questo, in questo momento in cui diremmo “Salutiamo la Madonna” e insieme all’Arcangelo Gabriele diciamo “kariè Maria – rallegrati Maria” , viviamo questo dono del silenzio.
“La Chiesa deve essere uno spazio di quiete, un luogo di raccoglimento e di silenzio. Essa vive della memoria del cuore, che penetra intimamente le cose e porta così alla contemplazione”. (Card. Ratzinger)