lunedì, 29 Aprile 2024
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omelia Domenica 24 settembre 2023 (XXV Domenica del tempo ordinario Anno A)


Il vangelo di questa domenica lo abbiamo già meditato nel mese di agosto e voglio riportarvi un passaggio che spiegai in quell’occasione.
La misericordia di Dio è immensa, anzi eterna. Pagare tutti allo stesso modo:”Io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te”.
Dio offre a tutti la possibilità di ricominciare, anche dopo la caduta del peccato.
Preparavo questa omelia proprio il giorno della memoria di sant’Agostino, un uomo che ha vissuto e lottato anche contro la Chiesa e che poi è divenuto tra i più grandi padri della Chiesa e ricordiamo anche san Paolo che ha perseguitato i primi cristiani, che ha partecipato alla lapidazione di santo Stefano e Dio poi lo sceglie come apostolo delle genti.
Un grande predicatore, Jacques Bossuet, diceva che “Dio è capace di scrivere dritto anche sulle nostre righe storte”, cioè, trasforma anche il male, le nostre debolezze e le nostre infedeltà in occasione di crescita e di bene.
Voglio riprendere un passo: La chiamata degli ultimi lavoratori:
”Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Questi lavoratori non hanno avuto la possibilità di lavorare. Potremmo dire che non hanno conosciuto Cristo perché nessuno glielo ha fatto conoscere. Quando viene offerta loro la via della salvezza, la vivono, perché diremmo che non è offerta “gratis”, anche se a fine giornata, loro vanno a lavorare, il padrone non li paga senza che prima non abbiano lavorato: ”Andate anche voi nella vigna”.
Molto probabilmente il lavoro consisteva nel vendemmiare, quindi, c’è l’urgenza di raccogliere il frutto prima che si perda.
Dio ha questa “urgenza” di raccogliere i suoi figli.
È un amore che accoglie. Il vangelo di oggi ha, soprattutto, questo messaggio: ”E’ un amore universale che non fa differenze”.
Il vangelo conclude con l’espressione che tutti conosciamo: ”Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Significa proprio questo: Che tutti riceviamo la Grazia della salvezza. Non c’è distinzione.
Come scriveva Ermete Trismegisto: ”Dio è una sfera il cui centro è dappertutto ma la cui periferia non è in nessuna parte”:
Stiamo vivendo la novena dei Santi Cosma e Damiano e impariamo proprio dai santi martiri che hanno vissuto la carità del dono di essere medici verso tutti e, sicuramente, verso i poveri in particolare.
Una povertà non solo materiale ma anche esistenziale, quelli che ormai vengono considerati perduti e, come troviamo in un altro passo del vangelo: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”
Solo considerandoci bisognosi di questa salvezza che cura e ama il nostro cuore, ci riconosceremo lavoratori anche dell’ultima ora.