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omelia domenica 26 luglio 2020

XVII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A 2020
Il vangelo della ricerca del tesoro nascosto rivolto alle nostre Comunità è l’invito ad intraprendere il passo della ricerca del regno di Dio, ad iniziare a gustare il regno dei cieli.
Mi colpiva un’intervista fatta al Card. Ravasi dopo la morte del maestro Morricone avvenuta all’inizio di luglio in cui il cardinale ripeteva:
” Lui era un uomo estremamente semplice, anche nel parlare era essenziale, ma cercava il meglio, aveva il senso forte della bellezza”.
Come già vi dicevo nell’omelia della festa del cuore di Gesù in occasione dell’infiorata, se manca questo senso della bellezza, è difficile iniziare un dialogo su Cristo. Cercarsi su Cristo, lo si fa partendo dal senso della bellezza.
Ad ogni passo, comprendo quello che affermava Dostoiesky:
”La bellezza salverà il mondo”.
Questo pensiero può essere interpretato in tanti modi e in varie occasioni.
Io, leggendo il brano del Vangelo di oggi, nella ricerca della perla preziosa o del tesoro nascosto nel campo, vedo il senso del tutto il mio essere cristiano.
Ci vuole il senso della povertà per scoprirlo, come leggiamo nel vangelo:
” Poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”.
C’è un rischio: Una fede che si affida ad una promessa lascia la sua sicurezza per cercare altro.
Finchè rimaniamo ancorati alle nostre sicurezze terrene, il regno dei cieli sarà solo un’illusione, anzi, in esso vedremo la fine del tutto.
Eppure ad ogni rito dell’esequie, noi viviamo sì questo distacco dal mondo, ma preghiamo perché un giorno possiamo gustare anche noi questa bellezza unica che è l’incontro col Padre.
Vivere verso di Lui: Questo l’ideale del Cristianesimo, altrimenti rischiamo di ridurre il tutto ad una filosofia, cioè, ad un parlare ma non ad un vivere la fede.
Il Papa santo, Giovanni XXIII^ diceva: ”Quando incontri un uomo, non chiedergli da dove viene. Chiedigli dove va”.
Mettersi in gioco nella nostra vita, è il nostro destino-vocazione.
“Perché la verità che Cristo ha introdotto nella nostra vita è una presenza, la Sua presenza. E questo ci butta in mare aperto.”(Don Carron)
Non dobbiamo temere di essere amati da Cristo.
A volte questo timore nasce quando pensiamo di non potercela fare.
Avete presente quando alcune di voi, già in partenza hanno deciso di non prendersi l’impegno dei 15 sabati dedicati alla Madonna?
Se già partiamo dal rimanere legati solo alla formalità e non gustiamo la ricerca dell’amore materno, rimaniamo legati alla formalità della fede.
“ Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua. Come un bambino che impara a camminare: cade dieci volte, ma tende a sua madre, si rialza e tende. Il male non ci ferma: possiamo cadere mille volte, ma il male non ci definisce, come invece definisce la mentalità mondana, per cui alla fine gli uomini giustificano quello che non riescono a non fare”.
(Don Giussani)