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omelia domenica 27 ottobre 2019

XXX^ DOMENICA DEL T. O. ANNO C
Il vangelo di questa domenica, possiamo dire che in un certo senso è una provocazione ai cristiani ipocriti:
”Essere cristiani non “di facciata’, ma di sostanza”. (Papa Francesco)
Non bisogna limitarsi a valutare la nostra fede in rapporto con l’altro.
Spesso facciamo questo per giustificare le nostre cattive azioni, quando ripetiamo:”Ma c’è chi fa peggio, oppure non è meglio abortire invece di fare come quelle persone che li buttano nei cassonetti ecc…”
Così fa il fariseo del vangelo che si vanta di quello che fa in rapporto al pubblicano:” “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri….”
Riporto sempre un episodio vissuto anni fa quando ad un papà chiesi: ”Quando si sposeranno le tue figlie?” Egli rispose:”Quando troveranno l’uomo giusto”. Io gli dissi:”Ma dai per scontato che loro saranno le mogli giuste per loro!”
Perché Gesù loda la preghiera del pubblicano?
Perché ha una base che fa sì che la preghiera sia tale:” O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Di fronte a Dio, dimostra soprattutto un bisogno.
La preghiera è il bisogno di Dio.
Senza questa mendicanza, cosa cerchiamo veramente?
E’ quanto sta avvenendo oggi:”L’autocontemplazione di se stessi”.
Una persona anziana una volta mi disse:”Oggi si prega di meno perché abbiamo meno bisogno”. Si riferiva ai bisogni materiali, ma faceva anche capire come la sua fede aveva una visone dell’insieme delle cose. Tutto viene da Dio, anche il benessere.
“Attraverso la preghiera possiamo far entrare nel nostro cuore il dolore e la sofferenza di tutti, tutti i loro conflitti e le loro angosce, tutti i loro tormenti e tutte le guerre, tutta la fame, la solitudine e la miseria, non per una qualche nostra grande capacità psicologica o emotiva, ma perché il cuore di Dio è diventato una cosa sola con il nostro”. (Henri Nouwen)
Senza la riconoscenza che tutto è un dono di Dio, la preghiera si limiterà ad un pensierino o ad un sentimento.
Dio si pone in ascolto di tutti. Non fa differenza e se proprio la facesse, ascolta la preghiera del povero” La preghiera di colui che riconosce più di tutti che c’è la certezza dell’ascolto di Colui al quale si rivolge”.
Nella nostra fragilità ci domandiamo spesso perché Dio è assente, perché le preghiere non vengono esaudite, come già abbiamo meditato domenica scorsa.
Cosa chiedere e perché, innanzitutto, pregare?
“Non pregate per una vita facile. Pregate per essere uomini più forti. Non pregate per compiti uguali alle vostre forze. Pregate per forze uguali ai vostri compiti. Allora il compiere il vostro lavoro non dovrà essere un miracolo, ma voi sarete il miracolo”. (Phillips Brooks)
La preghiera non è un basarsi su se stessi, sulle proprie capacità ecc…
Ma un affidarsi ad un altro. Preghiera è carità perché è movimento del cuore che si muove prima e si affida alla certezza dell’ascolto.
Lo dico a me stesso e lo ripeto anche a voi per aiutarvi a capire come viviamo male la nostra richiesta.
Avete mai riflettuto che quando facciamo un voto, un fioretto ecc,,, diciamo così:”O Signore, se mi farai questo, io prometto che…” ma se pregare significa affidarsi perché devo prima aspettare la conferma a ciò che ho richiesto?
Mi piace concludere con un passo del Vangelo che mi ha sempre aiutato a capire il valore della fede. Si tratta del passo del buon ladrone: ” Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.
Un autore così scriveva:”Se noi leggiamo bene, il buon ladrone non mette il punto interrogativo, non chiede una conferma, ma si affida e basta…”