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omelia domenica 29 marzo 2020

V^ DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A 2020
Il Vangelo che ascoltiamo spesso durante il rito delle esequie, è stato commentato nel mese di gennaio in occasione della catechesi biblica. Abbiamo riflettuto sul rapporto di amicizia tra Gesù e le sorelle Maria e Marta e Lazzaro.
Il Vangelo ci mette in discussione sul vero senso di amicizia che intercorre tra Gesù e noi.
Egli ha vissuto con il suo popolo un’amicizia e un rapporto che va al di là del semplice “Stare insieme”.
Ha condiviso una storia fatta di rapporti.
Il pianto di Gesù per l’amico Lazzaro, morto molto probabilmente molto giovane, testimonia che il Figlio di Dio, condivide il dramma dell’umanità, il dramma della morte che nello stesso tempo ci lascia l’offerta della vita.
Il dialogo tra Gesù e Marta ci provoca dentro perché quella domanda che pone a Marta, la pone a noi:” Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
La fede ci mette di fronte ad una domanda vera ed unica che non lascia spazio a compromessi o a sentimentalismi: Credi in Dio che offre la resurrezione nel dono del Figlio che vive la passione della croce proprio perché ama l’umanità?
Marta vive un dolore unico, eppure proprio in quel dolore, riscopre quell’amicizia che ha vissuto con Gesù che è un fatto concreto. Non si è fermata ad un ricordo come spesso facciamo noi, ma vive con Lui la memoria della promessa di Dio:” Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Noi dobbiamo pregare proprio per avere questa stessa fede, cioè, per credere, affidarsi e fidarsi della Sua amicizia.
Un anonimo medievale scriveva:”D’estate e d’inverno, vicino o lontano, finché io viva e oltre la vita”.
Questo il vero senso dell’amicizia.
Bisogna amare Gesù non solo perché ho di fronte a me una risposta ad un mio bisogno dell’oggi, sia esso materiale o meno, ma perché ho di fronte a me il senso della mia vita che va oltre questo mondo.
La religiosità è innata nell’uomo.
C’è una ricerca del senso ultime delle cose ed è anche vero che un ateo è sempre alla ricerca di questo senso ultime delle cose.
Noi viviamo un ateismo pratico e spesso tutto si conclude in un nulla. Anche il rapporto stesso con l’altro è solo un momentaneo “Stare insieme”.
Gesù in questa pagina del vangelo ci insegna che Egli offre la condivisione del vivere.
“Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà».
Di fronte alla morte drammatica di un giovane che sia un figlio o un parente, chi avrà il coraggio di dirti questo?
Mi veniva in mente quanto ha affermato Papa Francesco nell’omelia che ebbi la grazia di concelebrare con lui il 10 dicembre 2019. Egli, riportando il passo della vedova di Nain, disse:”Con quanta tenerezza il Signore avrà accarezzato la vedova di Nain quando le ha detto: “Non piangere”». Forse, davanti alla bara del figlio, l’ha accarezzata prima di dirle «Non piangere». Perché «c’era il disastro, lì». «Dobbiamo credere a questa consolazione del Signore» perché dopo «c’è la grazia» del perdono.