venerdì, 15 Novembre 2024
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Omelia domenica 30 luglio 2023 (XVII domenica del tempo ordinario Anno A )


La bellezza di questa pagina del vangelo ci invita a riflettere sul nostro destino, cioè, sul senso ultimo delle cose.
Quale meta siamo chiamati a raggiungere?
Domenica 9 luglio vi dicevo :”Anche un deserto è una strada se c’è una meta”.
L’ideale del Cristianesimo è il regno dei cieli.
Gesù spesso riporta dei paragoni per spiegarlo.
Oggi ne porta due: quello della perla preziosa e del tesoro nascosto.
Sia il tesoro che la perla sono stati trovati “fortunatamente” e questo sottolinea il dono gratuito.
La salvezza non appartiene all’uomo ma a Dio. Lui la offre e l’uomo e’ chiamato a perseguire questo cammino verso di essa.
Pensate che deve anche rischiare come colui che vende tutto per comprare il campo e la perla.
Deve riscoprire, cioè, che la vera ricchezza è lasciare le cose di questo mondo per vivere il bene più grande che è Dio.
Vi voglio riportare un commento di san Tommaso D’Aquino:”Noi uomini siamo come una freccia già in piena corsa. Un altro ha preso la mira e ha tirato. Non spetta più a noi cercare un obiettivo: è già stabilito”.
Dove va questa freccia?
Cosa vogliamo raggiungere?
Dalla domanda scaturisce la risposta della nostra vita.
Viviamo la realtà dei fatti. Viviamo, cioè, un passo dopo l’altro in un mondo che ci appartiene e noi apparteniamo ad esso perché siamo come tasselli di un mosaico che è la comunità.
Lo stare insieme comporta il sacrificio e come diceva il nostro Papa:” I santi ci mostrano la strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità: la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Essere santi è camminare su questa strada.”
Il rischio è affidarsi ad un Altro e prendere consapevolezza del fatto che Dio esiste. Come spiegavo ai più piccoli all’inizio del mese, alla festa di san Tommaso apostolo, dopo che lui ha toccato il segno dei chiodi e costato ha espresso la sua fede: ”Mio Signore e mio Dio”.
Solo dopo la decisione di seguirlo noi scopriamo, passo dopo passo, la sua presenza.
“L’unico rapporto etico che si può avere con una grandezza (così anche con Cristo) è la contemporaneità”. (Kiekegaard)
Riconoscere il tesoro, cioè, farlo proprio come dono, riscoprire che è un fatto. Tutto qui il Cristianesimo.
È una Grazia questo saper riconoscere e ricordare il tesoro.
“Avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli”. (Papa Francesco)
La compagnia della Chiesa è la presenza amica che ci aiuta a riconoscerlo. Fuori da essa rimarremo legati ai beni del mondo e, come il giovane ricco di fronte alla scelta di seguire o meno Cristo, volteremo le spalle alla salvezza eterna e sceglieremo quella della temporale. E’ pur vero che ci farà stare nel bene, ma non sarà il vero bene, non sarà il vero destino che appaga il desiderio più profondo dell’uomo che è vivere intensamente la sua vocazione.