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omelia domenica 6 ottobre 2019

XXVII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C
Quando ascoltiamo pagine del vangelo come questa, ci viene spontanea la domanda:”Ma veramente credo e vivo la mia fede per quella che è?”
Io penso che porsi la domanda sia già un inizio.
“ Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Spesso e volentieri ci consideriamo già arrivati o, peggio, dimostriamo delle frustrazioni quando non riceviamo ciò che abbiamo dato.
Personalmente evito l’amicizia con coloro che sono pessimisti e che si lamentano di tutto, anche del bello che ci sta attorno.
Un conto è criticare nel senso vero del termine, cioè, giudicare e valutare, altro è puntare il dito verso gli altri e mai verso se stessi.
Gesù ci invita a valutare la nostra fede, a volersi misurare, se così possiamo dire, di fronte alla realtà.
Quando ci sentiamo frustati perché abbiamo dato ecc… o giudichiamo tutto in massa, dicendo che l’amicizia, l’amore ecc… non sono più un valore, la domanda dovrebbe essere riflessiva e, come abbiamo ascoltato dal vangelo, dovremmo ripetere a noi stessi:” Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe”.
Occorre confrontarsi con la fede e con la realtà e chiedersi ogni giorno dove conduce il nostro cammino.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato la domanda che si sono posti i profeti, i santi e anche noi:” Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”
I santi e, tanto per citarne una, Santa madre Teresa di Calcutta o San Padre Pio, vivevano sempre con il dubbio se il loro cammino era giusto.
“La «Notte oscura» di San Giovanni della Croce o alla ricerca indomabile del «Deus absconditus», il Dio nascosto di Blaise Pascal.
Porsi la domanda non è peccato. Diventa tale quando ci consideriamo già arrivati, quando viviamo con quella certezza che il cammino della fede sia raggiungere se stessi. E’ Dio che noi seguiamo.
Fondamentale vivere la carità, cioè, vivere la fede che si concretizza nell’incontro con l’altro e che diventa radice per la speranza che fiorirà.
In questo cammino fatto soprattutto di incontri con il volto dell’altro, Cristo diventa incontro. Allora nella difficoltà del cosiddetto “Non ritorno” ripeti a te stesso ciò che hai ascoltato oggi:” Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Molto forte questo passaggio. Gesù vuole aiutarci a capire il “per chi” viviamo la fede e non il “per cosa”. Nei momenti di solitudine scopriamo il senso di questo passaggio.
“Il valore di una vita non è dettato da un singolo fallimento, né da un solitario successo”.(cit. film Il club degli imperatori)
Non guardiamo solo ciò che a noi può apparire un nulla. La fede è un seme che ha la potenzialità di crescere e di diventare albero, ma solo se coltivato può diventare atto di ciò che è in potenza.
Proverbi 3:5-6 “ Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri”.
Oggi che celebriamo anche la festa della Madonna di Pompei, imitiamo il silenzio di Maria, l’attesa della resurrezione, l’attesa del divenire Madre,
l’attesa del vivere come serva il cammino della fede!
In Lei si concretizza la testimonianza e il modello di fede. A lei offriamo le nostre preghiere per non smarrirci nel cammino della vita!