sabato, 27 Luglio 2024
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OMELIA FESTA SAN BIAGIO – 3 FEBBRAIO 2020 (S.Messa Mattina)


Quest’ estate, in occasione di un’altra festa di un santo martire, mi è capitato di proporre una riflessione riguardo al martirio di allora, simile a quello vissuto da san Biagio, da tanti altri santi e dai martiri di oggi.
Si può parlare ancora di martirio?
Purtroppo, dalle ultime notizie, i martiri di oggi a causa della fede e i cristiani in particolare, sono superiori di molto rispetto alla persecuzione degli anni in cui ha vissuto il nostro patrono, prima dell’editto di Costantino, nel 313 D.C.
Dobbiamo sempre avere quella compassione verso i nostri fratelli cristiani che vivono ogni giorno la “non libertà” di essere cristiani.
Noi che viviamo una democrazia conquistata negli anni dai nostri padri, rischiamo di dare per scontato che lo sia in tutto il mondo.
Eppure ancora c’è tanto costruire per proporre l’ideale vero del bene comune che ha come fondamenta la libertà.
“Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri”.(Papa Francesco)
Penso al martirio quotidiano delle nostre mamme che spesso vivono in silenzio la “non libertà” di essere donne e che per un bene supremo che è la famiglia, scelgono il silenzio perché sanno che un seme per crescere deve morire a se stesso.
Penso ai papà che lavorano ogni giorno, che vivono l’incomprensione da parte dei figli e che continuano a seminare con la speranza di lasciare un albero che sia un dono per chi seguirà.
Tolstoi diceva:”Un uomo muore quando non lascia radici”.
Penso, infine, a tutti i nostri fratelli emigrati e immigrati che hanno lasciato la loro famiglia con lo sguardo al nuovo, nella speranza di offrire un futuro migliore non solo a se stessi ma alla famiglia.
Ma tutto questo si può chiamare martirio?
Si, se vissuto nella speranza di Cristo.” I l mio sangue sia seme di libertà, segno che la speranza sarà presto realtà”. (Arcivescovo Oscar Romero martire)
Necessaria la speranza in Colui che ci sorregge, ci sostiene e diventa vera compagnia nella fede.
Nella solitudine l’uomo scopre il per chi sceglie di vivere la fede e non per una cosa o per la tradizione che lo ha preceduto ed educato.
“È la causa, non la morte, che fa il martire”. (Sant’Agostino)
Scelgo di essere di Cristo, perché amo il dono della mia libertà. Amo quella certezza di essere in un cammino, di vivere una vocazione che mi conduce ad andare oltre questo mondo, perché c’è un cielo lassù che mi attende.
Una speranza si è fatta carne in Cristo. Non avrebbe senso la festa del Natale se fosse limitata al ricordo dell’infanzia o legata alla gioia di un pasto vissuto in famiglia o a un regalo che ormai abbiamo accantonato nei ricordi. No, rimane sempre quella certezza che Dio si è fatto carne, cioè, compagnia della mia stessa vita.
“Il vero martire è colui che è diventato lo strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio e che non desidera più niente per se stesso, neppure la gloria di essere un martire”.(T.S. Eliot)