venerdì, 29 Marzo 2024
Home / Catechesi / OMELIA I^ MAGGIO 2019 (san Giuseppe Lavoratore)

OMELIA I^ MAGGIO 2019 (san Giuseppe Lavoratore)


Siamo qui riuniti per iniziare il mese dedicato in modo speciale alla devozione di Maria. Lo facciamo in concomitanza con la festa di san Giuseppe Lavoratore.
E’ un’occasione per vivere insieme questo momento di preghiera e per chiedere a Dio la grazia di saper riconoscere il valore del lavoro, di quel lavoro che costruisce la nostra vita e che dà un senso alla nostra realtà.
Ripeto spesso il pensiero di Don Giussani che ripeteva parole simili:
”Il disoccupato è una persona disgraziata, perché svegliarsi al mattino e non sapere cosa fare, è un dramma”.
L’uomo, con il lavoro, cerca di dare un senso alla sua vita.
Abbiamo sempre vissuto una notevole difficoltà, perché non basta soffermarsi solo sulla disoccupazione. Bisogna riflettere anche sulla dignità del lavoro.
Uno dei quattro peccati che gridano al cospetto di Dio è appunto:” Frodare la mercede agli operai”.
Questo si verifica tutte le volte che l’uomo viene sfruttato o come spesso avviene negli ultimi decenni, tutte le volte che gli anziani continuano a dirigere e non vogliono lasciare il posto ai giovani.
Viene da pensare quando ad un uomo di 50 anni gli si dice:”Aspetta, ancora sei giovane”.
Il passaggio della nuova generazione non avviene mai perché i pochi ancora rimangono ancorati alla loro cosiddetta “poltrona” che non si riferisce solo al mondo politico.
Bisogna avere il coraggio di rimettersi in gioco anche lasciando lo spazio agli altri. Un vero maestro insegna e non si sostituisce.
“Quanto più siamo capaci di dire di no a noi stessi, tanto più aumenta il nostro senso della dignità”. (Abraham Joshua Heschel)
Spesso ci rifuggiamo dietro espressioni del tipo:”Io so fare meglio perché ho esperienza”. Eppure rimaniamo sempre indietro rispetto al mondo che cambia perché siamo sempre più calcolatori della vita. Tutto, invece, è Grazia.
Pensiamo alla figura di san Giuseppe. Egli vive questa Grazia di essere chiamato sposo di Maria e, poi, padre putativo di Gesù.
Non è anche questo un mettersi in gioco?
Pesiamo al rapporto con Maria. Papa Francesco lo riportava in un passaggio della catechesi su San Giuseppe:”Cerca di fare la volontà di Dio ed è pronto alla rinuncia più radicale», a Maria. Intende rinunciarvi senza «far valere i propri diritti», quali erano allora in Israele.Il Papa, citando il Vangelo, ha ricordato «Poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto». «Questa breve frase riassume un vero e proprio dramma interiore, se pensiamo all’amore che Giuseppe aveva per Maria». Ma, nonostante il dolore, «anche in una tale circostanza, Giuseppe intende fare la volontà di Dio»
Affidarsi a Dio, innanzitutto!
Questa Grazia ci invita ad essere uomini di dialogo,uomini che sappiano vivere il senso della vita con il sacrificio, innanzitutto, di se stessi.
Non pensiamo che basti lasciare la strada già pronta per i figli. Bisogna educarli a vivere la via della vita.
Educare alla dignità, nonostante il mondo possa proporre vari sotterfugi che siano scorciatoie per superare altri o se stessi.
“La vita ha due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nella mano di chi lavora”.
(Khalil Gibran)
Questa verità si porta in avanti nella nostra vita e, come la Sacra famiglia, viviamo nella certezza che non siamo stati scelti per caso!
Siamo sempre chiamati a “grandi cose”.
Non basta la benedizione dei veicoli del lavoro per assicurarci la presenza di Dio. Abbiamo bisogno di mettere in moto, innanzitutto, la nostra vocazione. L’insieme delle cose fa sì che tutto possa girare.
Lo ripetevo agli studenti del Liceo e dell’Agraria in occasione del precetto pasquale di quest’anno:” Pensate all’agricoltore. Egli, attorno ad una pianta, può fare tutto il lavoro di questo mondo, ma si deve affidare alla potenza del seme perché possa diventare albero e poi produrre frutti.
Il meccanico costruisce gli ingranaggi di un motore, ma è nell’insieme che esso si mette in moto.
Se ci si chiude in se stessi, nel proprio individualismo, si rimane come una nave bella ma ferma nel porto.
Bisogna saper guardare l’orizzonte!”