Oggi celebriamo la domenica della Divina misericordia o, come si chiamava anche prima, la domenica in Albis.
È la domenica in cui per un momento ci soffermiamo e possiamo dire “gustiamo la festa della Pasqua”.
Come per le feste patronali, dopo una settimana si celebra “l’ottava” così lo è principalmente per le feste più importanti dell’anno, sia Pasqua che Natale.
È la domenica della Divina misericordia, voluta dal papa san Giovanni Paolo II.
E’una festa che ci invita a gustare quella misericordia che alcuni avranno gustato personalmente nel sacramento della Riconciliazione, anzi principalmente in questo sacramento perché l’uomo vive la grazia del perdono solo nel sacramento della Confessione .
Questo mistero è stato affidato agli apostoli e poi a noi sacerdoti:
” Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Misericordia è, soprattutto, il gusto di vivere la fede in Dio che è presenza.
Misericordia, appunto, provvidenza, cioè, presenza.
“Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Questo è il dono più bello che ci ha offerto il Signore, perché già duemila anni fa, al momento della resurrezione, si rivolge a noi.
Noi siamo i “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”.
Il vedere fa parte della nostra natura umana, la certezza di avere delle prove, un’esperienza empirica.
“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù ci chiama alla fede, a fidarsi e ad affidarsi alla Sua promessa.
Come troviamo scritto nella seconda lettura dal libro dell’Apocalisse:” «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi”.
Cristo risorto è l’inizio e la fine.
Spesso nelle omelie del rito delle esequie dei nostri fratelli e sorelle, nel tempo di Quaresima, ho riportato il pensiero di Hans Urs von Balthasar:
”Non esiste un altro punto di partenza per l’imitazione di Cristo fuori della risurrezione”.
Gustiamo allora questo dono unico e vero!
Il dono che Cristo è risorto è la certezza che la vita ha un senso e che la morte è solo la fine della vita terrena ma non la finalità dell’ideale del senso della vita.
Perché tutto in Cristo è “”Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio, e la fine”(Apocalisse)