martedì, 30 Aprile 2024
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omelia FESTA SAN GIUSEPPE- PREFESTIVA – 18 MARZO 2021


Oggi è la prima volta che celebriamo la festa di san Giuseppe solo con voi fanciulli e ragazzi per aiutarci insieme a riflettere sul dono della testimonianza di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale.
In particolare, poi, questo è l’anno di san Giuseppe, voluto dal nostro Papa Francesco che proprio riguardo al santo diceva:“Nei Vangeli San Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!”
Spesso tra di noi avviene che quando un vostro amico/a è più sensibile degli altri, subito viene preso/a in giro.
Invece bisogna dimostrare di essere capaci di vedere diversamente e non guardare in base alle apparenze.
Guardiamo ciò che nel tempo di Natale diremmo”Ciò che fa più luce”.
Come avviene spesso per i regali, desideriamo quello o quell’altro, non perché ci piace, ma perché ce l’ha lui ecc..
Oggi ho voluto portarvi due regali:
Pane:
Questo lo dovete dare al vostro papà per ringraziarlo per tutto il lavoro che fa per la famiglia. Nel Padre Nostro recitiamo: ”Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.Noi chiediamo a Dio di aiutarci nelle cose materiali della vita e Dio nel dono dei nostri papà ci da’ questo aiuto.
Quando un papà non vuole lavorare, perché è vagabondo, non è mai un buon papà.
Preghiamo sempre per quei papà che hanno perso il lavoro e che cercano ogni giorno di trovarlo per essere così sostegno e sicurezza per i loro figli.
Fiore:
Perché il fiore e per chi?
Naturalmente per la mamma. Il fiore è un segno di gentilezza e si offre perché l’altro che lo riceve è “bella come un fiore”.
A volte noi pensiamo che l’altro abbia sempre bisogno di un “pane materie” invece serve anche altro. Come ci dicono spesso le mamme:”Un po’ di comprensione”.
Vi racconto questa storia che mi ha fatto venire in mente il perché’ di questo dono.
Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all’Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata.
Un angolo di questa via era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e gli occhi fissi al suolo.
Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta.
Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta: «Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?».
«Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani», rispose il poeta.
Il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene.
Allora accadde qualcosa d’inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al seno.
Per una intera settimana nessuno la vide più. Ma otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via. Silenziosa e immobile come sempre.
«Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?», chiese la giovane francese.
«Della rosa», rispose il poeta.