venerdì, 29 Marzo 2024
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La lettera – Nei panni di quella mamma


Uscita dalla Messa domenicale, molto affranta per l’ennesima delusione causata dal comportamento inopportuno di una persona cara, mi imbatto in una mamma, che mi blocca e mi rivela tutto il suo dolore nel vedere i suoi figli sempre più lontani e restii alla partecipazione alla Messa e ai sacramenti, inutili i suoi tanti sforzi, che avevano causato solo ulteriore distacco. Ascoltandola, mi dicevo di non essere nello stato d’animo di risponderle, cercavo pretesti per troncare il suo discorso, ma qualcosa in me non voleva andarsene. Sono rimasta in silenzio a farle compagnia per diversi minuti, poi lei è salita in macchina senza attendersi da me frasi ad effetto o ricette per curare le sue ferite. A casa, però, c’era qualcosa che non mi tornava. Così ho preso il cellulare e le ho scritto ciò che avrebbe potuto alleviare il mio dolore se fossi stata nei suoi panni, ovvero che il cristianesimo si propaga non per proselitismo, regole, rituali meccanici, ma per attrazione, è l’imbattersi nell’uomo Dio, come è stato per gli apostoli: non lo capivano, ma sapevano che senza la Sua compagnia nulla avrebbe più avuto senso. Le ho raccontato che da adolescente ero lontana da Dio e che in università mi sono imbattuta in persone che mi hanno coinvolta, colpita e desiderando di essere cristiana come loro ho intrapreso il mio cammino. Ho inviato il messaggio e lei mi ha risposto subito scrivendomi di come si sia sentita accolta e che sentirsi dire che il cristianesimo inizia da un incontro non l’aveva mai sentito dire da nessuno neppure in chiesa, che desiderava la mia fede, unico appoggio per guardare i suoi figli e poterli accompagnare senza giudicarli. È chiaro ora in me cosa significa che seguendo l’Avvenimento possiamo essere per gli altri una risorsa, un punto di appoggio da cui partire per andare avanti e sperare.
Silvia, Torino
(Tracce 10/2020)