venerdì, 19 Aprile 2024
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OMELIA VENERDI SANTO – ANNO C 2019


Oggi, in questa giornata particolare della settimana santa, voglio riportarvi la virtù della carità.
Il card. Ratzinger, spiegando il senso della croce, nel suo libro” Guardare Cristo” riportava questo sottotitolo:”Amore e verità, amore e croce”.(Pag. 73-77)
Per scoprire ogni giorno il dono della croce, dobbiamo avere quella consapevolezza che Dio ama la tua persona. Come diceva un santo:”Dio sa solo contare fino ad uno, tu!”
Ama la tua persona perché la carità possiamo sintetizzarla con questa frase:”E’ bene che tu sia”.(Papers)
Ti ama per quello che sei. Come la famiglia, bisogna stringersi attorno a chi ha bisogno, senza aspettare che l’altro dimostri prima di aver cambiato. Si offre questo amore affinché l’altro migliori.
La croce assume il senso del perdono, l’amore vero, l’ amore che perdona.
Scriveva Raztinger:”Certamente l’amore include una disponibilità inesauribile al perdono, ma il perdono presuppone il riconoscimento del peccato quale peccato”.
Amare l’altro significa volere il suo bene, lavorare per la sua felicità.
Aiutare un tossicodipendente ad uscire dalla droga non significa aiutarlo economicamente a continuare nel suo vizio, nella sua autodistruzione.
“Il vero amore è pronto a comprendere, ma non ad approvare”.Card. Ratzinger
Ora passiamo ad un argomento che ci fa entrare dentro il mistero della croce nella sua pienezza e a non soffermarci, invece, alla sola superficie.
Il card. Ratzinger riprende l’importanza dell’”Ira di Dio” che ad un primo ascolto fa passare come un qualcosa di catastrofico.
In realtà riporta a noi la serietà della croce, quella serietà che nella nostra pastorale, invece, viene sostituita da una pastorale “Tranquilla” del “Tutto comprendere e tutto perdonare”, nel senso superficiale delle parole. (pag. 77)
Bisogna educare ed educarsi che l’incontro con Cristo è un incontro di relazione vera, non sporadica o sentimentale.
“Il perdono è pieno di pretesa e richiede entrambi: Colui che perdona e colui che riceve il perdono in tutto il suo essere. Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce, perché allora non c’è bisogno del dolore della croce per guarire l’uomo”.(pag. 76)
Solo così comprenderemo il dono della croce, altrimenti, come spesso avviene e come più volte ho ripreso, la croce è vista come segno di solidarietà, una questione politica, ecc… e non per quella che effettivamente dovrebbe essere: Un atto d’amore che ci coinvolge.
Il perdono è morte e rinascita dell’uomo.
Per concludere, vi riporto questo passaggio che è la sintesi di tutto ciò che abbiamo ascoltato:”Croce di Cristo significa che Egli va avanti a noi e con noi sulla via dolorosa della nostra guarigione”.