mercoledì, 4 Dicembre 2024
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editoriale “Fontana del Villaggio”-febbraio 2020

LA FEDE
Spesso ci confrontiamo con questa domanda:”Che cos’è la fede?”
È difficile trovare una risposta adeguata che possa sintetizzare una domanda che porta con sé la ricerca di una vita.
La fede, appunto, non è la ricerca di se stessi come se fosse una meditazione del tipo “yoga o altro”, ma la ricerca di riscoprire l’incontro con il Divino.
Non è una “forza” del tipo films Guerre stellari o, peggio, “L’universo” o di altre parole ma, l’Avvenimento vero del Dio-si è-fatto-carne che ha rinnovato la nostra storia. La fede è la ricerca di una risposta alla domanda che viene posta a Colui che è.
Come scriveva Leopardi«Quando miro in cielo arder le stelle / Dico fra me pensando: / A che tante facelle? / Che fa l’aria infinita e quel profondo / Infinito seren? che vuol dir questa / Solitudine immensa? ed io che sono?» (G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, vv. 84-89
La fede è l’incontro con Dio che si è fatto Uomo in Cristo.
Tutto ci percuote dentro perché si incontra una realtà concreta da cui non puoi tirarti indietro lasciando che tutto sia un vago pensiero.
Dall’esperienza pastorale, posso dire che cosa non è fede. Possiamo sintetizzarlo dal come viviamo i sacramenti o anche nella semplice manifestazione del rito delle esequie. Meno si ha fede, più riempiamo la celebrazione dei sacramenti: Di tutto e di nulla nello stesso tempo.
La fede è l’incontro con il Risorto che ci pone quella domanda vera che ti fa ritrovare come ad un bivio. Ti guardi indietro e ti domandi quale strada hai compiuto finora e dove ora porge il tuo sguardo alla domanda che Gesù pose a Marta la sorella di Lazzaro:”Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; Chi crede in me, anche se muore, vivrà; Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
Vivere con Lui, camminare con Lui la passione della croce che trova la vera consolazione nella resurrezione. Non una rassegnazione ma consolazione, che è Presenza del Divino nella mia storia.
Mi colpiva quello che disse il nostro Papa Francesco quando partecipai alla concelebrazione a Santa Marta. Egli portò questa spiegazione della resurrezione del figlio della vedova di Nain:” Con quanta tenerezza, il Signore avrà accarezzato la vedova di Nain quando le ha detto: “Non piangere”». Forse, davanti alla bara del figlio, l’ha accarezzata prima di dirle «Non piangere». Perché «c’era il disastro, lì». «Dobbiamo credere a questa consolazione del Signore» perché dopo «c’è la grazia» del perdono.(10-12-19)
Dio si offre non come consolazione accomodante, cioè, come consolazione separata dalla realtà di un fatto concreto:” L’ha accarezzata prima di dirle «Non piangere». Perché «c’era il disastro, lì».(Papa Francesco)
Penso a tutti coloro che hanno vissuto il dolore più grande che è la morte di un giovane familiare e che si sono trovati di fronte a questa domanda, al senso stesso della vita che ti sfugge come acqua tra le mani, ma nello stesso tempo la fede fa guardare oltre perché è sempre la stessa acqua che poi darà vita alla terra per il seme della fede che cresce.
Se potessi sintetizzare cos’è la fede, direi che è vivere il sacrificio di credere che Dio è Presenza. Quella passione vive con me, non mi lascia nel dolore dell’assenza e del vuoto che a volte sento in me, quel silenzio vivo che c’è nei momenti più cruciali della vita e che cerco di offuscare con applausi o riempierli del nulla. In tutto questo mi fermo e penso a quel sorriso che mi pone la memoria di colui che ho sempre amato. La passione della Sua morte è un amore che ha solo il limite del mio cuore. Egli si ferma lì a bussare alla porta della mia domanda e si lascia entrare come sale della terra per dare così sapore a ciò che l’amore chiede.